Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza le partecipanti al Capitolo Generale delle Piccole Suore Missionarie della Carità (Opera Don Orione).
Pubblichiamo di seguito il discorso del Santo Padre:
Discorso del Santo Padre
Care sorelle, buongiorno e benvenute!
Vi incontro in questo momento significativo per la vostra Congregazione che è il Capitolo Generale, un tempo forte di dialogo tra voi e con lo Spirito Santo, da cui uscire rinnovati, nel cuore prima che nelle iniziative e nelle strutture.
Quando San Luigi Orione fondava la vostra prima comunità vi dava come missione quella di «far sperimentare [alle persone] la Provvidenza di Dio e la maternità della Chiesa». Vi chiamava cioè a incarnare l’agire misericordioso di Dio e della Chiesa con spirito materno. Per farlo poi vi indicava tre vie fondamentali: essere unite a Gesù, vicine ai fratelli e attive nel servizio. Vediamole insieme.
Essere unite a Gesù. San Luigi Orione ha fondato la vostra Congregazione – assieme ai Figli della Divina Provvidenza, alle Suore Sacramentine Adoratrici non vedenti e alle Suore Contemplative di Gesù Crocifisso – sotto l’insegna del motto paolino Instaurare omnia in Christo: «Ricondurre a Cristo, unico capo, tutte le cose» (Ef 1,10). È chiaro allora che l’unione a Cristo per voi dev’essere la radice di ogni attività. Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato questo come un valore basilare per tutti i religiosi, dicendo che essi tanto più arricchiscono l’apostolato e la vitalità della Chiesa quanto più fervorosamente vivono uniti a Cristo (cfr Perfectae caritatis, 1), come i primi discepoli. Non si tratta dunque né di coltivare, nella vita spirituale e apostolica, intimismi fumosi e sterili, né di trasformarsi in “efficienti quadri aziendali” nella gestione delle opere. Si tratta invece di fare proprio il modo di vivere di Gesù, lasciando sempre più che sia Lui ad agire in noi, abbandonandoci a Lui, fino a poter dire come San Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20); e ancora: «Caritas Christi urget nos», «L’amore del Cristo ci possiede» (cfr 2 Cor 5,14). Don Orione aveva presente questa realtà quando affermava che «per conquistare Dio e afferrare gli altri occorre prima vivere una vita intensa di Dio in noi stessi»,[1] una fede che bruci dentro e risplenda attorno a noi. E allora lasciatevi sempre prima di tutto conquistare dal Signore, dalla sua presenza viva nell’Eucaristia, nella sua Parola, in voi stesse grazie allo Spirito Santo. Ricordatevi che, come madri, il dono più grande che potete fare ai figli che Dio vi affida è quello di trasmettere loro il vostro amore tenero e appassionato per Gesù, di insegnare loro ad amarlo e conoscerlo come voi lo conoscete e lo amate, e di renderli partecipi della vostra fede in Lui.
La seconda indicazione lasciatavi da don Orione è quella di essere vicine ai fratelli. Gesù stesso infatti ci ha detto: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Allora anche il vostro servizio potete viverlo come incontro con Lui, animate dallo stesso amore. È Lui che si fa povero e piccolo nei poveri e nei piccoli; è Lui che in loro vi chiede calore e protezione. Abbiate dunque sempre, tra voi e verso gli altri, un senso di tenerezza materna, mai di freddezza. E se qualche volta questo malanno del cuore si fa sentire, cacciatelo subito via, con pensieri, parole e gesti di accoglienza e di gentilezza! Sappiamo bene che è meglio un pezzo di pane condiviso con un sorriso che una pietanza magari raffinata, ma condita di gelo e insipida di amore. Le vostre case e i luoghi del vostro servizio siano pieni di calore materno! Come diceva don Orione: tutti possano scaldarsi e illuminarsi attraverso «la fiamma che arde nel vostro cuore e la luce del vostro incendio interiore».[2]
Infine, San Luigi Orione vi ha insegnato a “lavorare sodo”, a non risparmiarvi nel servizio a favore dei più bisognosi. Servire «i poveri, i piccoli, gli afflitti da ogni male e dolore», con le «maniche rimboccate», da buone mamme, con compassione, creatività e fantasia, nella carità.[3] Una mamma non si arrende mai di fronte ai bisogni dei suoi figli: non fa mai mancare loro le attenzioni, le sorprese, le tenerezze e anche i rimproveri necessari; riesce a inventarsi soluzioni e rimedi impensati, anche di fronte a situazioni difficili o nell’incomprensione degli altri: è perché una mamma ama, e l’amore rende liberi e creativi! Del resto, è soprattutto questo che fa sentire i figli “a casa”, al sicuro, accettati al di là delle loro capacità, dei successi, delle condizioni sociali, della provenienza e dell’appartenenza religiosa, perché una madre vuole bene a tutti, non fa differenze. Così ama Cristo, così ama la Madre Chiesa, e così auguro anche a voi di saper amare, con questa maternità domestica, con cuore generoso e con “olio di gomito”! In questo modo darete gioia e speranza a molti, e un esempio concreto di vita sana, prezioso specialmente per i giovani, spesso disorientati da modelli esistenziali fragili e vuoti.
Voi vi definite per vocazione una “congregazione samaritana”: e chi più di una mamma è “samaritano” per i suoi figli? Vede, anzi intuisce le loro ferite, si ferma, li cura e alla fine li lascia partire per la loro strada. Vi esorto ad amare così, come ha fatto San Luigi Orione, come madri nella carità. Vi benedico di cuore. E vi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me.
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[1] Lo spirito di Don Orione, vol. VI, X Speranza, 10, “Silenzio e unione con Dio”).
[2] Ibid.
[3] Cfr Piano e programma della Piccola Opera, n. 3.