A 85 anni e pur mostrando i segni dei limiti fisici legati alla sua età, Papa Francesco continua a combattere, ancora determinato e infaticabile, a guidare la barca di Pietro, che non affonda indipendentemente dalle difficoltà dell’età, dalle crisi che deve affrontare o dai misfatti commessi dal suo equipaggio.
Le sfide del pontificato
Quando Jorge Mario Bergoglio ha partecipato al conclave del 2013 per eleggere il successore di Benedetto, non poteva immaginare le complicazioni che la vecchiaia gli avrebbe portato una volta giunto al timone della Chiesa cattolica: la crisi degli abusi sessuali, la pandemia di COVID-19, la persecuzione dei cristiani in modi barbari che ricorda i peggiori eccessi dell’Impero Romano, liti per corruzione che coinvolgono le finanze vaticane.
Che papa Francesco sia stato in grado di resistere e sopravvivere a così tante crisi e così tanti sconvolgimenti sulla scena mondiale può essere attribuito in parte a due antiche usanze che è riuscito a mantenere come papa: fare un lungo pisolino ogni giorno dopo pranzo e trascorrendo un’ora ogni sera in adorazione davanti al Santissimo Sacramento, cosa che il Papa ha a volte singolarmente paragonato a un sonnellino ristoratore. E questo è lo stesso Francesco che ha mostrato con il suo stile semplice di essere insieme umanissimo e anche un pastore divino.
Sullo sfondo della miriade di gravi questioni che la Chiesa deve affrontare oggi, non sorprende che Papa Benedetto abbia rinunciato nella convinzione che affrontare sfide così enormi richiede una grande resistenza fisica e una forza mentale che molti non hanno. Ma per quanto riguarda la resistenza, Francesco ce l’ha, e in abbondanza. Ed è anche perfettamente consapevole di come schierare le sue forze con forza e tempismo, per piantarsi saldamente a terra, per dominare la situazione e agire al momento giusto.
Un cattolicesimo fresco
Dopo un papa grande e poliedrico come Giovanni Paolo II e un papa saggio e prudente come Benedetto XVI, Francesco non ha avuto vita facile a seguire le loro orme. Ma il papa argentino ha colto nel segno fin dal primo momento in cui ha adottato il nome di Francesco. Il suo modello è stato di pura santità incarnata nell’umiltà dei poveri, facendo eco al santo mistico frate di Assisi. Negli anni del suo pontificato, Francesco ha offerto al mondo una visione fresca del cattolicesimo, profondamente evangelica e basata sull’immagine di Cristo misericordioso, il Cristo che va dietro alla pecora smarrita, che mangia con i pubblicani e i peccatori e che perdona le prostitute.
Papa Francesco è un grande promotore del dialogo interreligioso. Ha affrontato il tema degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica. E ha aperto il Vaticano a tutti, senza distinzione di razza, lingua, religione o orientamento sessuale. Ha collocato le donne in alte posizioni nella Curia romana. Ha criticato il consumismo grossolano e il capitalismo selvaggio, ha denunciato le guerre e ha dichiarato inammissibile la pena di morte. Durante tutto il suo pontificato, si è preso cura amorevolmente dei carcerati, dei poveri e degli oppressi, degli immigrati e dei rifugiati. Ha promosso l’ecumenismo e la pace. Sarà ricordato nella storia per il suo viaggio a Lampedusa per incontrare i migranti in fuga o per il suo coraggioso viaggio in Iraq, quando ha ignorato i consigli dei falsi profeti che gli suggerivano di restare a casa.
Le encicliche
Questo papa è diventato il grande teologo del giardino che Dio ha affidato all’uomo. Eppure, ha saputo sintonizzare il fragore del mondo con l’eloquente silenzio dello Spirito. E si è dimostrato capace di sorprese. Non avrei mai pensato che Francesco sarebbe stato il tipo di papa che scrive encicliche. Fortunatamente, mi ha smentito. Laudato si (24 maggio 2015) e Fratelli tutti (3 ottobre 2020) sono due capolavori destinati a sopravvivere nei secoli. Per la loro grande chiarezza e le loro immediate applicazioni pratiche, entrano entrambe nella Top Ten della dottrina sociale della Chiesa cattolica.
La sinodalità
Credo, però, che il meglio del pontificato debba ancora venire. Francesco passerà alla storia come il papa della sinodalità, quella parola difficile che tanto ama pronunciare e che è destinata a segnare le ultime tappe del suo pontificato. È la sinodalità, che ricerca una strada comune, attraverso la collegialità tra il clero e i laici cattolici, che sarà certamente un punto culminante per questo pontificato. Per Francesco «la sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione».
La sinodalità è il modo proprio di governare la Chiesa in comunione fraterna, in dialogo aperto, sincero e impegnato. È la via tracciata dai Santi Pietro e Paolo. È il modo di camminare in una Chiesa guidata dallo Spirito Santo, che è il grande protagonista della storia. E la storia – tutta la storia – è, come insiste Francesco, un fuoco vivo che invita alla contemplazione di Dio e al servizio degli altri, al superamento della paralisi e della rigidità della mente e dello spirito. Il papa argentino sa cosa vuole e dove sta andando e non ha paura nemmeno di sbagliare. Questo perché sa di essere figlio di Dio e strumento nelle Sue mani. Qui sta la forza di Francesco. E in essa si trova la vera fecondità spirituale del suo pontificato. Buon compleanno, Santo Padre! E continuiamo a pregare per lui, come egli stesso ci chiede.