Benedetto XVI: i momenti più significativi da Papa emerito

Teología para Millennials Benedicto
© Vatican Media

Quando Benedetto XVI ha annunciato la sua rinuncia al ministero petrino, stupendo il mondo e ricevendo tantissime dimostrazioni di affetto, aveva spiegato chiaramente che si sarebbe ritirato a pregare per la Chiesa e per il suo successore. Al quale, senza ancora sapere chi fosse, promise “riverenza e obbedienza”.

Da marzo 2013, Benedetto XVI ha continuato ad avere incontri privati, soprattutto con i suoi ex studenti, e ha scritto libri. Non sono mancate apparizioni pubbliche, peraltro sempre più rare con il trascorrere degli anni. La prima, dopo il suo ritorno il 2 maggio 2013 nel monastero Mater Ecclesiae al termine dei lavori di ristrutturazione, fu il 5 luglio 2013 nei giardini vaticani, in occasione dell’inaugurazione del monumento a S. Michele Arcangelo. Ha anche partecipato ad alcuni concistori, il primo dei quali il 22 febbraio 2014. Nell’occasione si verificò la presenza contemporanea di due Papi nella Basilica di San Pietro per la prima volta nella storia. Quando le condizioni di salute non gli hanno più consentito di partecipare ai concistori, sono stati i neocardinali a recarsi in visita dal Papa emerito insieme al S. Padre Francesco.

Dopo la rinuncia, dunque, pur conducendo una vita molto ritirata, Benedetto XVI ha continuato ad essere una presenza discreta ma importante nella vita della Chiesa. Abbiamo scelto cinque momenti che riteniamo emblematici per raccontare l’ultima parte della storia di colui che sarà ricordato senza dubbio come un grande Pontefice, tanto eccelso come teologo quanto coraggioso e umile nel suo ministero.

23 marzo 2013: l’abbraccio tra due Papi

Papa Francesco era stato eletto dieci giorni prima. Benedetto XVI dal 28 febbraio si era chiuso nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, in attesa di tornare in Vaticano nel monastero Mater Ecclesiae. Quella mattina il nuovo Pontefice si recò in elicottero in quella che era la residenza estiva abituale dei Papi per salutare il predecessore. Ratzinger lo accolse ai piedi della scaletta dell’elicottero e tra i due, vestiti di bianco, ci fu un “abbraccio tra fratelli”, come disse Bergoglio.

Papa Francesco portò a Benedetto un’immagine della Madonna dell’umiltà: “Ho pensato a lei appena l’ho vista, alla sua rinuncia al pontificato” disse. Le immagini dei due Papi che pregavano nella cappella privata fecero il giro del mondo. Eloquente l’omaggio di Benedetto che indicò a Francesco l’inginocchiatoio pontificio che tuttavia il Papa rifiutò, ponendosi accanto a Ratzinger. L’allora portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, lo definì “un momento di altissima e profondissima comunione”.

Nella biblioteca avvenne il colloquio privato, durante il quale, come riferì ancora Lombardi, Benedetto rinnovò “il suo atto di riverenza e obbedienza al suo successore” mentre Francesco ribadì la “gratitudine sua e di tutta la Chiesa per il ministero svolto dal Papa tedesco nel suo pontificato”. Anche di quel colloquio rimase un’immagine iconica, con la voluminosa cassa bianca e una busta con altri documenti sul tavolino tra i due Pontefici: nessuna indiscrezione su cosa contenessero ma il pensiero di tutti andò al caso Vatileaks.

27 aprile 2014: la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II

Seconda domenica di Pasqua, in cui la Chiesa celebra la festa della Divina Misericordia. Alle 10.14, di fronte a una piazza San Pietro gremita fin oltre il colonnato, lungo via della Conciliazione, con un colpo d’occhio grandioso, Papa Francesco proclama santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Sono almeno 800.000 i fedeli presenti, due miliardi le persone collegate in tutto il mondo con i mezzi di comunicazione. Una giornata storica in cui l’unità della Chiesa si tocca con mano. In maniera particolare quando tra i concelebranti fa il suo ingresso nella piazza Benedetto XVI, accolto da un fragoroso applauso, e poi quando, poco prima di iniziare la cerimonia, Francesco si ferma ad abbracciarlo. In una maniera unica e singolare quella mattina in piazza San Pietro sono presenti quattro Papi: impossibile trattenere la commozione per chi ha avuto la fortuna (o meglio, la grazia) di assistere a un evento forse irripetibile.

16 aprile 2017: i 90 anni di Benedetto

«Il mio cuore è pieno di gratitudine per i 90 anni che il buon Dio mi ha donato. Ci sono state prove e tempi difficili, ma sempre Lui mi ha guidato e me ne ha tirato fuori, in modo che io potessi continuare il mio cammino». Il 16 aprile 2017, domenica di Pasqua, Benedetto XVI compie 90 anni. Li celebra il giorno dopo nei Giardini Vaticani con una festa in perfetto stile bavarese, tra canti, Bretzel (i tipici pani intrecciati) e boccali di birra, con una delegazione giunta per l’occasione dalla natia Baviera.


È la Radio Vaticana a rendere note le parole del Papa emerito: “Sono pieno di gratitudine soprattutto perché mi ha donato una così bella patria che ora voi (i Gebirgsschuetzen, fucilieri di montagna bavaresi, ndr) portate da me. La Baviera è bella dalla sua creazione. Il Paese è bello per i suoi campanili, le case con i balconi pieni di fiori, le persone che sono buone. È bello, in Baviera, perché si conosce Dio e si sa che è Lui che ha creato il mondo e che questo è bene quando noi lo costruiamo insieme a Lui»

Una festa in famiglia, con il fratello, mons. Georg Ratzinger, il prefetto della Casa Pontificia, l’arcivescovo Georg Gaenswein, suo segretario particolare, le Memores Domini che assistevano il Papa emerito, e l’altra fedelissima segretaria Birgit Wansing. C’era anche il primo ministro della Baviera, Horst Seehofer con gli Schuetzen in costume tipico. “Sono contento che abbiamo potuto riunirci sotto questo bel cielo azzurro romano, che con le sue nuvole bianche ricorda la bandiera bianco-azzurra della Baviera: è sempre lo stesso cielo” disse ancora Benedetto.

18 giugno 2020: l’ultimo viaggio dal fratello Georg

Se per i suoi 90 anni la Baviera era “andata” da Benedetto XVI in un clima di festa, il Papa emerito ha poi compiuto un ultimo viaggio nella sua amata patria ma, purtroppo, per un motivo non felice. Il 18 giugno 2020 Joseph Ratzinger è infatti tornato per alcuni giorni in Germania per salutare l’amato fratello Georg, malato da tempo e ormai prossimo alla fine. Tra i due c’è sempre stato un profondissimo legame. Furono ordinati sacerdoti assieme nel 1951.

Fino a quando la salute di don Georg lo ha permesso, questi da Ratisbona si spostava a Roma per trascorrere le vacanze estive o quelle pasquali col fratello. Nel 2008 il sindaco di Castel Gandolfo gli aveva anche conferito la cittadinanza onoraria. I due fratelli amavano passeggiare, suonare il pianoforte, ascoltare la musica, discutere di teologia. Benedetto tornò in Vaticano dopo pochi giorni mentre don Georg morirà il 1° luglio 2020, all’età di 96 anni.

29 giugno 2021: i 70 anni di sacerdozio

Quella del 29 giugno 2021 è una data importante nella vita di Ratzinger perché ha festeggiato il 70º anniversario dell’ordinazione sacerdotale. Nessuna cerimonia ufficiale. Una ricorrenza privata, che però è stata ricordata da una mostra, dal titolo “Cooperatores veritatis”, motto episcopale di Benedetto, in cui sono stati esposti alcuni suoi oggetti personali. Come ha ricordato mons. Gänswein nel descrivere la mostra, Benedetto XVI è stato sorpreso ma “molto felice perché per lui essere sacerdote è la cosa più importante della sua vita. Ha vissuto per diventare sacerdote e poi ha vissuto come sacerdote. La cosa più importante, il contenuto di tutta la sua vita è il sacerdozio”. Parole che sintetizzano in modo esemplare quello che è stato e continuerà ad essere Benedetto XVI per tutta la Chiesa.

A questi momenti significativi, occorre tuttavia aggiungere un periodo particolarmente doloroso. È quello seguito al rapporto sugli abusi sessuali nella diocesi di Monaco e Frisinga, di cui Ratzinger è stato arcivescovo per meno di cinque anni, tra il 1977 e il 1982. Il Papa emerito è stato al centro di una vergognosa campagna mediatica, che se non gli ha tolto la serenità, sicuramente ha rappresentato un’ulteriore prova nel tratto finale della sua lunga vita.

Al punto che nella lettera in cui “confessò” il suo dolore per gli abusi, affermò: “Sempre più comprendo il ribrezzo e la paura che sperimentò Cristo sul Monte degli Ulivi quando vide tutto quanto di terribile avrebbe dovuto superare interiormente”. Attacchi ingiusti e strumentali, in cui Benedetto è stato addirittura presentato come bugiardo. Dimenticando, volutamente, che fu proprio lui a imprimere una svolta decisiva nella lotta alla pedofilia nella Chiesa, prima da Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e poi come Sommo Pontefice.