Amore inaspettato

La bellezza dell’amore nel mezzo del dolore e della perdita

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Come celebrante e allo stesso tempo come spettatore, ai funerali in cui accompagno le famiglie, osservo la commozione silenziosa delle persone in lutto in seconda fila, che di solito sono i nipoti o parenti meno diretti, vicini di casa, colleghi di lavoro o dipendenti. A volte questa emozione, come intermittente, nella seconda fila, risalta inavvertitamente rispetto a quella della prima fila, nella quale le persone in lutto sembrano essere meno colpite. Sembra che ci sia una discrepanza nell’ordine e nell’intensità delle emozioni. Alcuni sono spiegabili e perfino poetici, come il sentimento dei figli e dei nipoti alla morte del padre o del nonno, o della madre e della nonna. La complicità che avevano i nonni con i nipoti non è la stessa che si aveva con i figli che non si potevano viziare.Capita anche che chi è in prima fila porti il ​​peso di organizzare l’addio e se ha accompagnato il defunto fino alla fine, è così stanco da non lasciare spazio alle lacrime. In alcune occasioni, inoltre, si ha una storia di conflitti irrisolti con la persona deceduta o di conflitti familiari difficilmente risolvibili in seguito.

La mappa visiva dei sentimenti durante un funerale può darci un’immagine della vita della persona per la quale preghiamo e, allo stesso tempo, riflettere sulle nostre relazioni con gli altri e con colui che ci conosce e ci ama di più, nostro Padre Dio .

Con l’avvicinarsi del giorno dei morti, senza cadere nella macabra morbosità, possiamo progettare come potrebbe essere il nostro funerale. A parte l’umorismo che l’idea può suscitare, il semplice fatto di pensare al nostro epitaffio può aiutarci a vivere più consapevolmente nel presente.

L’esercizio consisterebbe nel pensare a chi sarebbero i nostri personaggi di seconda fila. Coloro la cui relazione non è stata mediata dagli impegni naturali della vita, come ad esempio i familiari più stretti. Cioè quelli con cui abbiamo avuto un rapporto più altruista. Il vangelo di Matteo nel capitolo 25, soprattutto nei versetti 31 e successivi che parla del giudizio finale, ci invita a tenere presente questo pensiero.

Recentemente ho seppellito un’anziana donna d’affari, che ha lavorato fino alla fine dei suoi quasi novant’anni. Era una donna che non si prodigava in espressioni emotive. Ha avuto un’infanzia molto difficile, cosa che gli ha dato una grande resilienza, di cui si parla così tanto in questo periodo. Allo stesso tempo, ha trovato la pietra filosofale della felicità. Ogni giorno lavorativo si recava nel suo “ufficio” dove l’attuale direttore, che era suo figlio, gli aveva assegnato il compito di supervisionare una parte della contabilità. Con enorme buon senso ha accettato le difficoltà della vita e le peculiarità dei suoi figli e nipoti senza lasciarsi influenzare dalla ricompensa emotiva.

Il giorno del funerale, la seconda fila era gremita di dipendenti dell’azienda di tutte le età. Alcuni piangevano senza riuscire a trattenere le lacrime. Molte furono le storie familiari in cui il defunto era intervenuto con discrezione, salvando situazioni economiche difficili.

Quando l’amore non è previsto, diventa gratuito. Ecco perché Gesù, nel Vangelo, parla sempre di dare, di invitare, senza aspettarsi nulla in cambio, a chi non se lo aspetta. Lc. 14,12-14, Egli ci suggerisce di invitare al banchetto della nostra vita coloro che NON POSSONO ricambiare l’invito. Gesù insiste sulla stessa linea riferendosi all’elemosina Mt. 6,1-6, mantenendo l’anonimato.

Gesù non solo pone il limite dell’amore al di sopra del nostro egoismo, ma ci invita alla libertà di amare senza meschini interessi.

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Quando l’affetto è un’esigenza, quando l’amore è misurabile dalla cifra materiale investita, quando si instaura il sentimento di risentimento verso chi se n’è andato perché non ci ha ritenuto degni, il lutto diventa difficile.

In molti casi si trasforma in un lutto isterico. Questa è definita come quella in cui viene negata la persona che ci ha “ferito”. Viene cancellato dalla nostra storia. Si investe molta energia nel far finta che non sia mai esistito.


Il lutto sano si fonda su una relazione gratuita. Il prototipo è Giobbe:  – Giobbe 1, 21 – Il Signore mi ha dato tutto e il Signore me lo ha tolto; benedetto sia il nome del Signore! Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo vi ritornerò. Gli amici, seguendo la logica della compensazione, cercano di giustificare Dio e di aumentare il dolore di Giobbe.

In questi giorni ho accompagnato anche la famiglia di Ana, che ha perso il padre. Ana è una donna di oltre cinquant’anni nata trisonomica, cioè quella che prima veniva chiamata sindrome di Down.

Tutti erano preoccupati per lei, come se non sapesse assumere e ricollocarsi nell’ambito familiare.

Come spesso accade in questi casi, la vita delle persone è talvolta ostacolata da un’eccessiva protezione e da una discriminazione positiva. Quando può accadere, al contrario, che una difficoltà intellettiva abbia sicuramente portato allo sviluppo di altre capacità superiori alla norma.

Quando la capacità di cogliere la realtà si semplifica e non esistono il doppio senso delle cose, le aspettative a lunghissimo termine, le ambivalenze e i secondi fini, la realtà stessa della morte diventa qualcosa di possibile e naturale. Ana non capiva perché sua madre piangesse per la morte di suo padre se era qualcosa di inevitabile. E la consolava con le sue carezze. Ana era più triste per sua madre, per i suoi pianti, che per suo padre. “Si è ammalato ed è morto” diceva a chi glielo chiedeva. Ha anche spiegato dettagliatamente la cremazione. All’inizio non lo capì, ma capì subito. Il ciclo della vita è qualcosa di naturale.

Inoltre Ana non riesce a pensare al suo futuro. Vivere nel qui e ora senza preoccuparsi di un futuro che non è arrivato è un’altra delle caratteristiche di un pensiero dove il concreto ha più forza dell’astratto.

E l’amore non si aspetta, né si compra, né si vende. È un’espressione naturale della relazione.Ciò che rende difficile il dolore è la frustrazione che la morte può generare. Quando la vita viene accettata in modo naturale, il dolore scorre. Accumulare ferite rende difficile amare senza aspettarsi nulla in cambio.

A volte la pienezza è più vicina a chi è trasparente e sincero che ai “saggi”, che prima di amare calcolano, mentre amano si interrogano e quando hanno amato regolano i conti. Amare veramente, come dice il Papa – Angelus del 12 febbraio 2023 – «Dio non ragiona con calcoli e tabelle; Egli ci ama come un amante: non al minimo, ma al massimo! ti amo fino a un certo punto”. Per Ana amare è facile, non calcola.Lo afferma anche Bridget Brown, attrice americana affetta dalla sindrome di Down che ha avuto l’opportunità di incontrare Papa Francesco in Vaticano. Lì gli ha consegnato una lettera in cui afferma di avere “una vita piena e meravigliosa”.

La giovane ha recitato in film come LOL, con protagonista la cantante Miley Cyrus; nella commedia Wiener-Dog e nella serie Chicago Justice.

Nella sua lettera ha detto al Papa che “il mondo ha bisogno di sapere che non ‘soffro’ della sindrome di Down. Ho una vita piena e meravigliosa e sono piena di gioia di essere viva. Amo assolutamente la mia vita”.Si spiega in questo modo quanto sia complicato il dolore quando l’amore è atteso o richiesto e non soddisfa le nostre aspettative. Prevenire la frustrazione è vivere l’amore come inaspettato, come un’offerta.