Non si arresta l’impegno di organizzazioni e associazioni cattoliche italiane a favore dei profughi ucraini in fuga dalla guerra. L’Opera Don Orione ha accolto oggi altri 45 profughi. Mercoledì sera don Pietro Sacchi, parroco di San Pietro a Voghera (PV), è partito con un pullman verso Beregsurani, in Ungheria, al confine con l’Ucraina. Ha portato un carico di cibo e medicinali. Il Gruppo Gavio ha sostenuto i costi di questo viaggio, mettendo a disposizione il pullman della squadra di basket Bertram Derthona e tre autisti.
Una volta consegnati gli aiuti, don Pietro Sacchi ha preso con sé i 45 rifugiati. In Italia saranno accolti nelle case orionine di Tortona (AL) e Fano (PU). In Italia sono disponibili circa 270 posti letto per l’accoglienza dei profughi ucraini, di cui 70 già occupati.
Raccolta di materiali
Nel frattempo, proseguono anche le raccolte di beni materiali, in particolare viveri, medicinali e vestiti, ed economici. Per i primi, l’Opera Don Orione ha individuato tre centri di riferimento: Roma (al Centro Don Orione di Monte Mario), Bergamo e Genova. Il materiale verrà poi inviato in Ucraina grazie all’aiuto della onlus Need you di Acqui Terme (AL) grazie al presidente Adriano Assandri.
Per quanto riguarda la raccolta fondi, prosegue quella organizzata dalla Fondazione Don Orione Onlus (www.fondazionedonorione.org), e saranno destinate all’Ucraina anche le risorse che verranno raccolte con la Giornata Missionaria Orionina, prevista per domenica 13 marzo.
Un’ondata di solidarietà
«Stiamo sperimentando concretamente – dichiara don Giovanni Carollo, direttore della provincia italiana dell’Opera Don Orione, dalla quale dipende anche la missione in Ucraina – quello che il Vangelo ci ha sempre indicato. Il Signore non abbandona mai i suoi poveri. L’ondata di solidarietà e amore alla quale stiamo assistendo è in grado di contrastare anche il terribile tsunami della guerra, che vuole provocare solo morte e distruzione.
Tantissime persone, confratelli e consorelle, famiglie, benefattori e amici hanno sentito parlare dell’azione dei nostri missionari e hanno voluto mettere a disposizione tutto quanto possibile per aiutarli: da beni di prima necessità a intere strutture per l’accoglienza. Ma anche il proprio tempo e i propri mezzi. Hanno dato la disponibilità a recarsi fisicamente al confine ucraino con Romania, Polonia o Ungheria per recuperare i profughi che devono arrivare in Italia. In pochi giorni, senza una grande organizzazione iniziale, la volontà di volersi fare prossimo agli altri ha portato veramente a constatare con mano che, come diceva Don Orione, “la carità non avrà mai fine” e “salverà il mondo”».