“All’Europa servono veri testimoni della fede”

Intervista di Radio Cope al Segretario di Stato vaticano Parolin

Parolin enciclica Fratelli Tutti
Il cardinale Pietro Parolin

In una lunga intervista rilasciata a Radio COPE, l’emittente radiofonica della Conferenza episcopale spagnola, il Segretario di Stato di Sua Santità, cardinale Pietro Parolin, ha toccato diversi argomenti. Rispondendo alle domande del direttore editoriale della rete, José Luis Restàn, il porporato si è soffermato, tra l’altro, sui suoi rapporti con Papa Francesco, sulla riforma della Curia, su questioni internazionali come Cina e Iraq, sulla situazione della Chiesa in Europa.

Il ruolo della diplomazia

“Siamo al servizio della comunione” e “della promozione della libertà della Chiesa, della libertà religiosa. Oltre al compito della pace nel mondo. Immaginate quanto la Chiesa lavori per la pace. Questo è il mio modo di vedere la diplomazia” ha detto Parolin. Ma la sua “vocazione” diplomatica non è in contrasto con quella sacerdotale, che ritiene quella fondamentale: “Mi sento ancora chiamato ad essere un sacerdote, un ministro del Signore che lavora nella Chiesa per le anime”. La diplomazia è dunque solo uno dei “diversi modi di esercitare il sacerdozio”. E con la riforma della Curia a cui si sta lavorando il Segretario di Stato “continuerà a coordinare” le tre sezioni attualmente esistenti (affari generali, relazioni con gli Stati e personale diplomatico) “e a lavorare soprattutto, immagino, per la diplomazia ecclesiastica”.

Fianco a fianco con il Papa

Parolin si è anche soffermato sulla sua stretta collaborazione con Papa Francesco: due caratteri diversi, due stili pastorali diversi. Una collaborazione complicata? Non si direbbe: “Si tratta di trasformare le nostre differenze in ricchezza per il mondo – ha affermato il cardinale – che non diventi un conflitto ma una collaborazione e ognuno con il suo punto di vista, con il suo stile, con la sua sensibilità, con la sua preparazione, con la sua cultura, con la sua spiritualità” può servire la missione della Chiesa. Parolin ha anche aggiunto che quando ti avvicini al Papa “ti rendi conto che è un uomo semplice senza protocollo” che “cura molto la relazione e la vicinanza con gli altri”, che “cerca di incontrare le persone”, che vuole “rendere la Chiesa più credibile nell’annuncio del Vangelo”.

Progressisti e conservatori

Inevitabile una domanda sui contrasti all’interno della Chiesa tra le posizioni che, mutuando in maniera impropria il linguaggio politico, vengono abitualmente definite progressiste e conservatrici. Una situazione che secondo il Segretario di Stato causa solo danni alla Chiesa. “C’è motivo di preoccupazione” probabilmente dovuto al fatto “che il Papa metta molta enfasi sulla riforma della Chiesa e si faccia molta confusione in merito a questo”. E’ vero che non possono mutare la struttura gerarchica, i sacramenti, il deposito della fede ma c’è “tutta una vita della Chiesa che può essere rinnovata”. La confusione può nascere “tra ciò che è essenziale e non può cambiare e ciò che non è essenziale e deve essere riformato, deve cambiare secondo lo spirito del Vangelo”.

La questione cinese

Sulla questione cinese, altro argomento di forti contrasti, il cardinale nutre grande speranza. Gli accordi e il confronto portati avanti fino ad ora “anche se non hanno risolto tutti i problemi che ancora esistono e che probabilmente richiederanno molto tempo vanno nella giusta direzione verso una conciliazione all’interno della Chiesa”. “Quello che si è tentato e si sta tentando di fare è proteggere questa comunità che è ancora piccola, ma che ha una grande forza e vitalità. Tutto ciò che viene fatto è al fine di garantire una vita normale nella Chiesa in Cina” con l’obiettivo di assicurare “spazi di libertà religiosa, di comunione, perché non si può vivere nella Chiesa cattolica senza la comunione con il successore di Pietro”.

Europa senza fede

Mentre il recente viaggio del Papa in Iraq ha offerto al mondo una grande testimonianza di fede e di fedeltà dei cristiani pur in un “clima di sfiducia e incertezza” che non permette loro “di vedere un futuro nel Paese”, testimonianza capace di arrivare al martirio, preoccupa al contrario la “perdita della fede” che si registra in Europa, dove le legislazioni caratterizzano delle società sempre più scristianizzate. L’ultimo esempio in ordine di tempo è l’approvazione della legge sull’eutanasia proprio in Spagna.


“Perdere l’identità della persona umana, più che una perdita di fede” significa “una perdita della ragione” ha affermato Parolin.  Il Papa ha spesso ribadito che “la questione dell’aborto non è una questione religiosa”, ma una questione della ragione. E “probabilmente oggi, come ha detto Benedetto XVI, il problema fondamentale è la ragione, non la fede”. “Dobbiamo testimoniare la nostra fede, dobbiamo testimoniare la nostra speranza, dobbiamo testimoniare la nostra carità” offrendo “una testimonianza coerente e convinta di vita cristiana” ha detto il cardinale. Come i cristiani dei primi secoli che vivevano in un mondo pagano ma “riuscirono a cambiare la mentalità e introdurre i valori del Vangelo nella società di allora”. E per far questo nell’Europa di oggi da rievangelizzare, ha concluso Parolin, occorre una vita di preghiera per chiede di essere fedeli “alla missione di testimoniare il Vangelo e anche alla nostra appartenenza alla Chiesa nel mondo di oggi”.