Affidiamo il mondo intero a Maria, perché rinasca la speranza e fiorisca la pace

Omelia del Santo Padre alla LVIII Giornata per la Pace

Nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata Mondiale della Pace, il Papa ha presieduto la Santa Messa nella Basilica di San Pietro.

Il Santo Padre ci invita ad affidare il mondo intero a Maria, perché rinasca la speranza e fiorisca la pace.

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L’omelia del Papa

All’inizio di un nuovo anno che il Signore concede alla nostra vita, è bello poter elevare lo sguardo del nostro cuore a Maria. Ella infatti, essendo Madre, ci rimanda alla relazione con il Figlio: ci riporta a Gesù, ci parla di Gesù, ci conduce a Gesù. Così, la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio ci immerge nuovamente nel Mistero del Natale: Dio si è fatto uno di noi nel grembo di Maria e a noi, che abbiamo aperto la Porta Santa per dare inizio al Giubileo, oggi viene ricordato che «Maria è dunque la porta per cui Cristo entrò in questo mondo» (S. Ambrogio, Epistola 42, 4: PL, VII).

L’Apostolo Paolo sintetizza questo Mistero affermando che «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4). Queste parole – “nato da donna” – risuonano oggi nel nostro cuore e ci ricordano che Gesù, nostro Salvatore, si è fatto carne e si svela nella fragilità della carne.

Nato da donna. Questa espressione anzitutto ci riconduce al Natale: Il Verbo si è fatto carne. L’Apostolo Paolo specifica che è nato da donna, sente quasi la necessità di ricordarci che Dio si è fatto veramente uomo attraverso un grembo umano. C’è una tentazione, che affascina oggi tante persone ma che può sedurre anche tanti cristiani: immaginare o fabbricarci un Dio “astratto”, collegato a una vaga idea religiosa, a qualche buona emozione passeggera. Invece, è concreto, è umano: è nato da donna, ha un volto e un nome, e ci chiama ad avere una relazione con Lui. Cristo Gesù, il nostro Salvatore, è nato da donna; ha carne e sangue; viene dal seno del Padre, ma si incarna nel grembo della Vergine Maria; viene dall’alto dei cieli ma abita le profondità della terra; è il Figlio di Dio, ma si è fatto Figlio dell’uomo. Egli, immagine del Dio Onnipotente, è venuto nella debolezza; e pur essendo senza macchia, «Dio lo fece peccato in nostro favore» (2Cor 5,21). È nato da donna ed è uno di noi. Proprio per questo Egli può salvarci.

Nato da donna. Quest’espressione ci parla anche dell’umanità del Cristo, per dirci che Egli si svela nella fragilità della carne. Se è disceso nel grembo di una donna, nascendo come tutte le creature, ecco che Egli si mostra nella fragilità di un Bambino. Per questo i pastori andando a vedere con i loro occhi quanto l’Angelo ha loro annunciato, non trovano segni straordinari o manifestazioni grandiose, ma «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16). Trovano un neonato inerme, fragile, bisognoso delle cure della mamma, bisognoso di fasce e di latte, di carezze e di amore. San Luigi Maria Grignion de Montfort dice che la Sapienza divina «non volle, benché potesse farlo, darsi direttamente agli uomini, ma preferì darsi per mezzo della Vergine Santa. Né volle venire al mondo all’età d’uomo perfetto, indipendente dagli altri, ma come povero e piccolo bambino, bisognoso delle cure e del sostentamento della Madre» (Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, 139). E così in tutta la vita di Gesù possiamo vedere questa scelta di Dio, la scelta della piccolezza e del nascondimento;  Egli non cederà mai al fascino del potere divino per compiere grandi segni e imporsi sugli altri come gli aveva suggerito il diavolo, ma svelerà l’amore di Dio nella bellezza della sua umanità, abitando tra noi, condividendo la vita ordinaria fatta di fatiche e di sogni, mostrando compassione per le sofferenze del corpo e dello spirito, aprendo gli occhi dei ciechi e rinfrancando gli smarriti di cuore. Compassione. I tre atteggiamenti di Dio sono misericordia, vicinanza e compassione. Dio si fa vicino e misericordioso e compassionevole. Non dimentichiamo questo. Gesù ci mostra Dio attraverso la sua umanità fragile, che si prende cura dei fragili.


Sorelle e fratelli, è bello pensare che Maria, la fanciulla di Nazaret, ci riconduce sempre al Mistero del Figlio suo, Gesù. Ella ci ricorda che Gesù viene nella carne e, perciò, il luogo privilegiato dove poterlo incontrare è anzitutto la nostra vita, la nostra fragile umanità, quella di chi ogni giorno ci passa accanto. E invocandola come Madre di Dio, affermiamo che il Cristo è stato generato dal Padre, ma è nato veramente dal grembo di una donna. Affermiamo che Egli è il Signore del tempo ma abita questo nostro tempo, anche questo nuovo anno, con la sua presenza d’amore. Affermiamo che Egli è il Salvatore del mondo, ma possiamo incontrarlo e dobbiamo cercarlo nel volto di ogni essere umano. E se Lui, che è il Figlio di Dio, si è fatto piccolo per essere preso in braccio da una mamma, per essere curato e allattato, allora vuol dire che ancora oggi Egli viene in tutti coloro che hanno bisogno della stessa cura: in ogni sorella e fratello che incontriamo e che ha bisogno di attenzione, di ascolto, di tenerezza.

Questo nuovo anno che si apre, affidiamolo a Maria, Madre di Dio, perché anche noi impariamo come Lei a trovare la grandezza di Dio nella piccolezza della vita; perché impariamo a prenderci cura di ogni creatura nata da donna, anzitutto custodendo il dono prezioso della vita, come fa Maria: la vita nel grembo materno, quella dei bambini, quella di chi soffre, la vita dei poveri, la vita degli anziani, di chi è solo, di chi è morente. E oggi, Giornata Mondiale della Pace, questo invito che sgorga dal cuore materno di Maria siamo chiamati a raccoglierlo tutti: custodire la vita, prendersi cura della vita ferita – tanta vita ferita, tanta –, ridare dignità alla vita di ogni “nato da donna” è la base fondamentale per costruire una civiltà della pace. Per questo, «chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro» (Messaggio per la LVIII Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2025).

Maria, Madre di Dio e Madre nostra, ci attende proprio lì nel presepe. Anche a noi mostra, come ai pastori, il Dio che ci sorprende sempre, che non viene nello splendore dei cieli, ma nella piccolezza di una mangiatoia. Affidiamo a lei questo nuovo anno giubilare, consegniamo a Lei domande, le preoccupazioni, le sofferenze, le gioie e tutto ciò che portiamo nel cuore. Lei è mamma, lei è madre! Affidiamo a Lei il mondo intero, perché rinasca la speranza, perché finalmente germogli la pace per tutti i popoli della Terra.

La storia ci racconta che a Efeso, quando i vescovi entravano in chiesa, il popolo fedele, con i bastoni in mano, gridava: “Madre di Dio!”. E sicuramente i bastoni erano la promessa di quello che sarebbe accaduto se non avessero dichiarato il dogma della “Madre di Dio”. Oggi noi non abbiamo bastoni, ma abbiamo cuori e voci di figli. Per questo, tutti insieme, acclamiamo la Santa Madre di Dio. Tutti insieme, forte: “Santa Madre di Dio!”, per tre volte. Insieme: “Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio!”.