Nel momento dell’Angelus domenicale, al termine della messa concelebrata in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste, papa Francesco si è rivolto “a tutti i popoli che soffrono a causa della guerra”. In una città situata al crocevia tra Europa occidentale e Balcani, la sfida, ha affermato, “è coniugare apertura e stabilità, accoglienza e identità”.
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Queste le parole del Papa introducendo la preghiera mariana:
Ho voluto ringraziare l’Arcivescovo, per tante cose, ma soprattutto per una: che non ha “parlato” dei malati … Li ha nominati! Li conosce per nome! E questo è un esempio, perché la carità è concreta, l’amore è concreto. Ringrazio tanto l’Arcivescovo perché ha questa abitudine. Ogni persona, sana o malata, grande o piccola, ogni persona ha una dignità. La dignità si fa vedere con il nome e lui conosce il nome. Molto bello. Adesso mi auguro che vada avanti in questa conoscenza, perché una volta ho trovato un parroco di montagna – era parroco di tre villaggi –, e gli dissi: “Ma dimmi, tu sei capace di conoscere la gente per nome?”, e lui mi ha risposto: “Io conosco anche il nome dei cani delle famiglie!”. Adesso mi auguro che lui vada avanti e conosca i nomi dei cani.
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Cari fratelli e sorelle,
prima della benedizione finale desidero salutare tutti voi, radunati in questa Piazza tanto suggestiva. Ringrazio il Vescovo per le sue parole e soprattutto per la preparazione della visita, e con lui quanti in molti hanno collaborato, specialmente per la liturgia – sono bravi questi della liturgia; un applauso al maestro e a tutti – e per i tanti servizi; come pure a tante persone che hanno partecipato con la preghiera. Assicuro la mia vicinanza ai malati – ne ho salutati tanti –, ai carcerati, che hanno voluto essere presenti, ai migranti – Trieste è una porta aperta ai migranti – e a tutti coloro che fanno più fatica.
Trieste è una di quelle città che hanno la vocazione di far incontrare genti diverse: anzitutto perché è un porto, è un porto importante, e poi perché si trova all’incrocio tra l’Italia, l’Europa centrale e i Balcani. In queste situazioni, la sfida per la comunità ecclesiale e per quella civile è di saper coniugare l’apertura e la stabilità, l’accoglienza e l’identità. E allora mi viene da dire: avete le “carte in regola”. Grazie! Avete le “carte in regola” per affrontare questa sfida! Come cristiani abbiamo il Vangelo, che dà senso e speranza alla nostra vita; e come cittadini avete la Costituzione, “bussola” affidabile per il cammino della democrazia.
E allora, avanti! Avanti. Senza paura, aperti e saldi nei valori umani e cristiani, accoglienti ma senza compromessi sulla dignità umana. Su questo non si gioca.
Da questa città rinnoviamo il nostro impegno a pregare e operare per la pace: per la martoriata Ucraina, per la Palestina e Israele, per il Sudan, il Myanmar e ogni popolo che soffre per la guerra. Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria, venerata sul Monte Grisa come Madre e Regina.