Questa mattina il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, i Soci del Circolo San Pietro e ha loro rivolto le parole di saluto che riportiamo di seguito:
Saluto del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Ringrazio di cuore il Presidente e a tutti do il mio benvenuto qui, nei pressi della tomba di San Pietro, di cui la vostra Associazione porta il nome. Per voi è come ritornare alla sorgente, alla radice da cui proviene la vostra carità e, prima ancora, la fede che vi anima e vi porta avanti.
Ringrazio Dio per tutto il bene che fate, grazie! Lo sappiamo: è Lui che ci dà la forza di compierlo. Ma rendo merito anche a voi, che ci mettete tutto il vostro impegno, il vostro tempo, le energie, la creatività, la pazienza, la perseveranza. Mi colpisce sempre vedere i numeri delle vostre attività, non per i numeri in sé stessi, ma perché dietro ci sono altrettanti volti, ci sono storie, ci sono molto spesso le ferite, le piaghe. E allora penso a voi che incontrate questi fratelli e sorelle nelle mense, nei centri di ascolto, nel dormitorio, oppure nelle case-famiglia per i piccoli ricoverati al “Bambin Gesù”, e riconosco in voi l’immagine del buon Samaritano. Il buon Samaritano, nella parabola del Vangelo di Luca, si avvicina all’uomo ferito sul bordo della strada, si avvicina mosso dalla compassione. Non lo conosce, è un estraneo, in un certo senso anche un “nemico”, perché i samaritani erano malvisti e disprezzati. Ma lui si avvicina perché il suo cuore è tenero, non è indurito, è capace di tenerezza.
E questa è la prima cosa che voglio raccomandarvi: la tenerezza. Come fa Dio le cose? Con tre atteggiamenti: la vicinanza, la misericordia e la tenerezza. Così è Dio: vicino, misericordioso e tenero. Attenzione, non parlo di sentimentalismo, no. Parlo di un tratto dell’amore di Dio di cui oggi c’è più che mai bisogno. A volte fa bene più una carezza data dal cuore che qualche moneta. In società spesso inquinate dalla cultura dell’indifferenza e dalla cultura dello scarto, come credenti siamo chiamati ad andare controcorrente con la cultura della tenerezza, cioè del prendersi cura dell’altro come Dio si è preso cura di me, di noi, di te, di ognuno di noi. Lo vediamo nel Vangelo: come Gesù si accosta ai piccoli, agli emarginati, agli ultimi. Lui è il Buon Samaritano che ha dato la vita per noi, bisognosi di misericordia e di perdono.
E questa, carissimi, è la seconda cosa che non dobbiamo mai dimenticare: che noi amiamo davvero gli altri nella misura in cui ci riconosciamo amati da Lui, dal nostro Signore e Salvatore. Noi aiutiamo nella misura in cui sentiamo di essere stati aiutati; noi risolleviamo se ci lasciamo ogni giorno risollevare da Lui. E questo lo possiamo sperimentare nel silenzio della preghiera, quando ci spogliamo dei ruoli, delle cariche – forse anche delle maschere, Dio non voglia – e rimaniamo davanti a Lui così come siamo, senza maschere. Lì allora Lui può porre il suo Spirito nel nostro cuore, può donarci la sua compassione e la sua tenerezza. E così possiamo andare avanti. Non noi – come direbbe san Paolo – non noi, ma Lui con noi! Questo è il segreto della vita cristiana e, in modo particolare, del servizio caritativo.
Cari fratelli e sorelle, vi rinnovo la mia gratitudine e il mio incoraggiamento. Non posso accompagnarvi fisicamente nelle strade di Roma, ma lo faccio con il cuore e con la preghiera. Chiedo alla Salus populi Romani di custodirvi e di proteggere le persone che incontrate e le vostre famiglie. Vi benedico tutti e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!