“Nelle tracce della storia”

Interventi di restauro del Baldacchino in bronzo dorato della Papale Basilica di San Pietro in Vaticano

Vatican News

Alle ore 11.30 di questa mattina, ha avuto luogo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede la Conferenza Stampa di presentazione degli interventi di restauro del Baldacchino della Basilica di San Pietro.

Sono intervenuti: l’Em.mo Card. Mauro Gambetti, O.F.M. Conv., Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro; il Sig. Patrick Kelly, Supreme Knight, Knights of Columbus; l’Ing. Alberto Capitanucci, Responsabile dell’Area Tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano; e il Dott. Pietro Zander, Responsabile della Sezione Necropoli e Beni Artistici della Fabbrica di San Pietro in Vaticano.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Intervento del Card. Mauro Gambetti, O.F.M. Conv.

Buongiorno a tutti e bentrovati. Siamo qui per presentare gli interventi di restauro del Baldacchino in bronzo dorato della Papale Basilica di San Pietro in Vaticano. Un restauro di grande valore simbolico perché il Baldacchino, che si erge solenne al di sopra dell’altare maggiore, segna con la sua magnificenza il luogo della Tomba dell’Apostolo Pietro al quale la Basilica Vaticana è dedicata.

Un restauro impegnativo e necessario, come si spiegherà nel corso di questa conferenza stampa, ma anche di particolare significato perché intrapreso nella prospettiva dell’ormai prossimo Giubileo del 2025. Il lavoro che il Santo Padre Francesco si è compiaciuto di autorizzare e che oggi si annuncia, si concluderà infatti a dicembre del corrente anno, poco prima dell’apertura della Porta Santa.

Una tomba umilissima custodisce le spoglie dell’Apostolo Pietro sotto l’altare papale: una semplice fossa scavata nella terra del colle Vaticano dai primi cristiani di Roma al tempo dell’imperatore Nerone. Una sepoltura da sempre venerata sulla quale il papa Silvestro e l’imperatore Costantino edificarono una prima grande basilica nel IV secolo, sostituita nel Cinquecento, per volontà del papa Giulio II della Rovere, dalla attuale. Due edifici di imponenti dimensioni pensati grandi fin dal principio per una naturale vocazione all’accoglienza, per poter ospitare una moltitudine di persone provenienti da ogni parte del mondo.

Da quasi duemila anni la sepoltura di Pietro costituisce un forte richiamo per tutti i popoli della terra. Al riguardo mi piace ricordare come Eusebio vescovo di Cesarea, contemporaneo e amico di Costantino, descriveva la tomba apostolica in Vaticano: “uno splendido sepolcro davanti alla città, un sepolcro al quale accorrono, come ad un grande santuario e tempio di Dio, innumerevoli schiere da ogni parte dell’impero romano” (Teofania, 47).

Ovunque visibile, il Baldacchino – alto quanto un palazzo di dieci piani – è il fulcro della Basilica, evidenzia la presenza di Pietro nella Confessione Vaticana e rappresenta il cardine attorno al quale ruota l’intera architettura della Basilica. Motivato da una premurosa e doverosa sollecitudine di tipo conservativo, questo restauro si colloca alla vigilia di un anno giubilare e, concluso l’Anno Santo, nella prospettiva del IV centenario della Dedicazione della nuova Basilica Vaticana, avvenuta – come è noto – il 18 novembre dell’anno 1626 con il papa Urbano VIII Barberini.

Desidero inoltre far notare che questo necessario intervento viene intrapreso – per la prima volta in maniera sistematica e completa – 250 anni dopo gli importanti restauri settecenteschi ed esattamente 400 anni dopo l’inizio dei lavori per il Baldacchino.


Fu infatti Urbano VIII, nell’estate del 1624, ad affidare la Soprintendenza dell’opera al ventiseienne Gianlorenzo Bernini, architetto e scultore di sua fiducia che tuttavia in quest’impresa non fu solo: venne infatti coadiuvato da Francesco Borromini e da una nutrita schiera di valenti scultori, fonditori, falegnami e maestranze specializzate.

In circa dieci anni di intensi lavori tante furono le persone che a vario titolo portarono a termine questo capolavoro: anche a loro – e non solo ai celebri architetti e scultori- rivolgiamo il nostro pensiero riconoscente.

Per l’altare maggiore sulla tomba di Pietro si pensò a un ciborio che evocasse nella forma una copertura con stoffe preziose, un apparato simile a quello che veniva utilizzato per la solenne ostensione di reliquie importanti. Baldacchino deriva infatti da Baldác, antico nome di Baghdad da dove provenivano i tessuti più preziosi. Nella Basilica Vaticana i quattro pali che sostenevano tali coperture tessili vengono sostituiti da gigantesche colonne tortili di bronzo: un chiaro riferimento alle colonne vitinee che si trovavano attorno alla tomba di Pietro nell’antica basilica.

Il riferimento a quelle colonne marmoree, significativamente riutilizzate da Bernini nelle Logge sui piloni che sostengono la cupola, costituisce anche un forte richiamo a Cristo Gesù, perché quelle colonne tortili si riteneva provenissero dal Tempio di Salomone a Gerusalemme.

Tornando al tema del restauro, il lavoro sul Baldacchino di San Pietro si caratterizza come un’attività particolarmente complessa e articolata per l’importanza della documentazione, della logistica, delle ricerche di archivio, delle indagini scientifiche, dell’allestimento dei ponteggi, dell’organizzazione del cantiere in concomitanza con le attività e la vita liturgica della basilica e, naturalmente, dei diversificati interventi conservativi.

Le opere provvisionali e di cantiere non impediranno lo svolgimento delle celebrazioni papali sull’altare maggiore. Infatti, come avvenne durante la costruzione della Basilica, si potrà continuare a celebrare la Santa Messa sulla Tomba Pietro. Per questo motivo ringrazio fin d’ora l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, la Prefettura della Casa Pontificia, la Floreria del Governatorato, il Dicastero per la Comunicazione e quanti si prodigheranno per individuare le soluzioni più opportune al migliore svolgimento di tali celebrazioni, e penso soprattutto ai riti della Settimana Santa e della Santa Pasqua.

Il restauro viene interamente sostenuto dal benemerito Ordine dei Cavalieri di Colombo in spirito di servizio alla Chiesa e al Papa. Un’opera che si pone in continuità con il progetto di valorizzazione e nuova illuminazione della necropoli vaticana, sostenuto anch’esso dai Cavalieri di Colombo.

Per questo generoso sostegno ringrazio di cuore Mr. Patrick Kelly, Cavaliere Supremo dei Knights of Columbus, per aver voluto condividere con la Fabbrica di San Pietro questo ulteriore progetto di restauro nel solco di una lunga, consolidata e fattiva collaborazione: una cooperazione ormai quarantennale per la conservazione amorevole della Basilica e delle sue molte opere d’arte e fede.

Ringrazio inoltre Sua Eminenza il Card. Fernando Vergez, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, per aver disposto, in apprezzato spirito di collaborazione tra le istituzioni Vaticane, il supporto scientifico della Direzione dei Musei Vaticani per l’esecuzione delle indispensabili indagini diagnostiche. Ringrazio quindi la Dott.ssa Barbara Jatta, Direttore dei Musei del Papa e il Dott. Fabio Morresi, Responsabile del Gabinetto di Ricerche Scientifiche applicate ai Beni Culturali dei medesimi Musei Vaticani.

Volentieri presento qui la squadra che sotto la direzione tecnico-scientifica della Fabbrica di San Pietro si occuperà della complessa opera di restauro assieme ai loro collaboratori. Professionisti di chiara fama e di lunga e consolidata esperienza: Giorgio Capriotti, Sante Guido, Giuseppe Mantella, Carlo Usai e Susanna Sarmati. Per la documentazione fotografica: Mallio Falcioni.