Nella prima domenica di Avvento, il Papa ha presieduto la preghiera dell’Angelus da Casa Santa Marta, lasciando la lettura del commento al Vangelo del giorno a monsignor Paolo Braida, della Segreteria di Stato. Nella sua catechesi, ha ricordato che in questo periodo dell’anno, Gesù può essere sentito vicino a noi attraverso la preghiera e l’accoglienza dei più bisognosi. Dopo la preghiera mariana, il pensiero è andato alla Terra Santa, alle Filippine, colpite da un attentato in una chiesa, e alla COP28.
La riflessione introduttiva e le parole successive alla preghiera mariana sono state lette dall’arcivescovo Paolo Braida:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Anche oggi non potrò leggere tutto: sto migliorando, ma ancora la voce non mi va. Sarà Mons. Braida a leggere la catechesi.
Oggi, prima domenica di Avvento, nel breve Vangelo che la liturgia ci propone (cfr Mc 13,33-37), Gesù ci rivolge per ben tre volte un’esortazione semplice e diretta: «Vegliate» (vv. 33.35.37).
Il tema è dunque la vigilanza. Come dobbiamo intenderla? A volte si pensa a questa virtù come a un atteggiamento motivato dalla paura di un castigo imminente, come se un meteorite stesse per precipitare dal cielo e minacciasse, se non ci scansiamo in tempo, di travolgerci. Ma non è certo questo il senso della vigilanza cristiana!
Gesù lo illustra con una parabola, parlando di un padrone che tornerà e dei suoi servi che lo attendono (cfr v. 34). Il servo nella Bibbia è la “persona di fiducia” del padrone, con il quale c’è spesso un rapporto di collaborazione e di affetto. Pensiamo, ad esempio, che servo di Dio è definito Mosè (cfr Nm 12,7) e che anche Maria dice di sé stessa: «Ecco la serva del Signore» (Lc 1,38). Allora la vigilanza dei servi non è fatta di paura, ma di desiderio, nell’attesa di andare incontro al loro signore che viene. Si tengono pronti al suo ritorno perché gli vogliono bene, perché hanno in animo di fargli trovare, quando arriverà, una casa accogliente e ordinata: sono contenti di rivederlo, al punto che ne aspettano il rientro come una festa per tutta la grande famiglia di cui fanno parte.
È con questa attesa carica di affetto che vogliamo anche noi prepararci ad accogliere Gesù: nel Natale che celebreremo tra poche settimane; alla fine dei tempi, quando tornerà nella gloria; ogni giorno, mentre Egli ci viene incontro nell’Eucaristia, nella sua Parola, nei fratelli e nelle sorelle, specialmente nei più bisognosi.
Allora, in modo speciale in queste settimane, prepariamo con cura la casa del cuore, perché sia ordinata e ospitale. Vigilare, infatti, significa tenere pronto il cuore. È l’atteggiamento della sentinella, che nella notte non si lascia tentare dalla stanchezza, non si addormenta, ma rimane desta in attesa della luce che verrà. Il Signore è la nostra luce ed è bello disporre il cuore ad accoglierlo con la preghiera e ad ospitarlo con la carità, i due preparativi che, per così dire, lo fanno stare a suo agio. In proposito, si narra che San Martino di Tours, uomo di preghiera, dopo aver dato metà del suo mantello a un povero, abbia sognato Gesù rivestito proprio di quella parte di mantello che aveva donato. Ecco un bel programma per l’Avvento: incontrare Gesù che viene in ogni fratello e sorella che ha bisogno di noi e condividere con loro ciò che possiamo: ascolto, tempo, aiuto concreto.
Carissimi, ci fa bene oggi chiederci come preparare un cuore accogliente per il Signore. Possiamo farlo accostandoci al suo Perdono, alla sua Parola, alla sua Mensa, trovando spazio per la preghiera, accogliendolo nei bisognosi. Coltiviamo la sua attesa senza farci distrarre da tante cose inutili e senza lamentarci in continuazione, ma tenendo il cuore vigile, cioè desideroso di Lui, desto e pronto, impaziente di incontrarlo.
La Vergine Maria, donna dell’attesa, ci aiuti a ricevere il suo Figlio che viene.
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Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle,
in Israele e Palestina la situazione è grave. Addolora che la tregua sia stata rotta: ciò significa morte, distruzione, miseria. Molti ostaggi sono stati liberati, ma tanti sono ancora a Gaza. Pensiamo a loro, alle loro famiglie che avevano visto una luce, una speranza di riabbracciare i loro cari. A Gaza c’è tanta sofferenza; mancano i beni di prima necessità. Auspico che tutti coloro che sono coinvolti possano raggiungere al più presto un nuovo accordo per il cessate-il-fuoco e trovare soluzioni diverse rispetto alle armi, provando a percorrere vie coraggiose di pace.
Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime dell’attentato avvenuto questa mattina nelle Filippine, dove una bomba è esplosa durante la Messa. Sono vicino alle famiglie, al popolo di Mindanao che già tanto ha sofferto.
Anche se a distanza, seguo con grande attenzione i lavori della COP 28 a Dubai. Sono vicino. Rinnovo il mio appello perché ai cambiamenti climatici si risponda con cambiamenti politici concreti: usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, schemi del passato, e abbracciamo una visione comune, impegnandoci tutti e ora, senza rimandare, per una necessaria conversione ecologica globale.
Oggi è la Giornata internazionale delle persone con disabilità. Accogliere e includere chi vive questa condizione aiuta tutta la società a diventare più umana. Nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nel lavoro, nello sport: impariamo a valorizzare ogni persona con le sue qualità e capacità, e non escludiamo nessuno.
Saluto con affetto tutti voi, romani e pellegrini dell’Italia e di altre parti del mondo, in particolare i polacchi che prendono parte agli eventi promossi a Roma in onore della famiglia martire Ulma, recentemente beatificata.
Saluto tutti i pellegrini e i gruppi parrocchiali di Firenze, Siena, Brindisi, Cosenza e Adrano.
A tutti auguro buona domenica e buon cammino di Avvento. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!