Oggi, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Canonici Regolari del Santissimo Salvatore Lateranense e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli, buongiorno e benvenuti!
Saluto l’Abate Generale e tutti voi, facendovi gli auguri per il secondo centenario di fondazione! Essa è nata dalla fusione di due comunità: quella dei Canonici Regolari del Santissimo Salvatore e quella dei Canonici Regolari Lateranensi. Ma la vostra origine è molto più antica: risale al XV secolo e affonda le radici nei primi tempi della Chiesa quando, ad opera di pastori illuminati, presto si iniziò a promuovere la vita comune dei chierici. Questa è una grazia molto grande.
Appartenete perciò a una tradizione secolare, ispirata alla comunità cristiana delle origini e incentrata sulla preghiera, sulla comunione di vita e sull’uso comunitario dei beni (cfr At 2,42,47), perché, come dice Sant’Agostino, «viviate unanimi nella casa e abbiate una sola anima e un solo cuore protesi verso Dio» (Regola I,3). Preghiera, comunità, uso comune dei beni e spirito di servizio alla Chiesa: queste quattro sono le costanti carismatiche della vostra storia, le “quattro stelle” che non tramontano mai e che rendono il vostro apostolato luminoso e attuale.
“Preghiera”, perché è l’ossigeno dell’anima. Se tu non preghi, sarai il dio di te stesso. Tutti gli egoismi nascono dalla mancanza di preghiera. Vi chiedo per favore: esaminate la coscienza, ognuno di voi dica quante ore al giorno prega. Ognuno. “Comunità”: ciò di cui ho parlato, essere fratelli; e vi do un consiglio: mai sparlare uno dell’altro, mai! Il chiacchiericcio è una peste. Dirò che vi diano, sul chiacchiericcio, uno scritto che ha fatto il segretario della Congregazione di Propaganda Fide, leggetelo bene. Il chiacchiericcio è una peste, distrugge le comunità. Niente chiacchiericcio. E poi “uso comune dei beni”: una cosa saggia, sempre… Il diavolo entra dalle tasche! Pensate a quando Gesù dice: “Non si possono servire due padroni, o servite Dio – e lì mi aspetterei che dicesse: o servite il diavolo – invece non dice il diavolo, ma: “il denaro”, quasi che fosse peggio del diavolo. È curioso questo. Il diavolo entra dalle tasche sempre, sempre. E la quarta: “lo spirito di servizio alla Chiesa”. Non vivere per se stessi ma per servire, sono le quattro stelle.
Il vostro carisma vi vuole al contempo contemplativi e attivi, dediti alla preghiera e allo studio come al ministero, pronti a rispondere alle esigenze dei tempi che mutano. Avete vissuto spesso dei cambiamenti e anche il bicentenario che celebrate è legato a uno di questi, a quando, in un tempo di circostanze avverse, avete saputo fare scelte coraggiose, trasformando la sfida in occasione di rinascita.
Ora vi state interrogando su come proseguire nel rinnovamento della vostra vita religiosa. Vorrei dirvi: lasciatevi orientare dalle vostre quattro stelle. Le evoca il nome stesso della vostra Congregazione: Canonici Regolari del Santissimo Salvatore Lateranense. Il fatto di essere dedicati al Salvatore richiama all’importanza di coltivare, attraverso la preghiera, la centralità di Cristo. Avete poi il titolo di Canonici: sapete bene che non si tratta di una indicazione di rango, ma di un segnale di appartenenza a una comunità. Vi chiamate canonici regolari, legati cioè a una Regola, il che delinea la fedeltà alla vostra consacrazione secondo i voti, anzitutto la povertà. Infine, il vostro nome vi lega alla Basilica Lateranense: nemmeno questo costituisce un fregio prestigioso o un ricordo che evoca gloriosi trascorsi, no, ma l’invito alla fedeltà alla Chiesa, da testimoniare essenzialmente attraverso il servizio.
So che alcuni di voi, giovani preti provenienti da varie parti del mondo, stanno facendo in questi mesi un’esperienza che, attraverso incontri, celebrazioni e visite significative, vuole aiutarli a costruire progetti e legami, oltre che ad ampliare le loro conoscenze. A loro e a tutti voi dico: vivete questa occasione come un dono, nell’ascolto reciproco, riconoscendo in ciascuno una ricchezza per gli altri. Raccontatevi e ascoltatevi, con sincerità e apertura di cuore, non rimanendo fermi ciascuno nelle proprie convinzioni, ma muovendovi col cuore, come suggerisce Sant’Agostino: «Altro è muoversi col corpo, altro è muoversi col cuore: si muove col corpo chi si sposta fisicamente da un luogo ad un altro, si muove col cuore chi orienta in modo diverso i propri affetti» (Commento al Vangelo di San Giovanni, 32). È con il cuore in cammino, dinamico e dilatato, che si accolgono le strade che lo Spirito Santo indica. Questo vi auguro con il cuore, andare avanti! Vi benedico e vi ringrazio di essere venuti. E vi chiedo, per favore, di pregare per me.