Oggi, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Pellegrinaggio della Diocesi di Asti e ha rivolto loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
Ringrazio il Vescovo e sono contento di accogliere il vostro pellegrinaggio, che rinnova in me i ricordi e i sentimenti della visita ad Asti, nel novembre scorso, per la festa di Cristo Re.
Quella giornata e mezza che ho passato tra voi per me è stata una consolazione, un po’ tornare alle radici. Un momento di grande calore umano – fatto con legna piemontese, che non scalda subito, ma dopo un po’ di tempo e poi dura! –. Un momento di famiglia, in senso ampio: famiglia di origine, le radici, gli incontri con i miei parenti; famiglia della Chiesa, la celebrazione nella Cattedrale, con la partecipazione di tutto il popolo di Dio; e poi famiglia della comunità civile, la collaborazione con le Autorità, la presenza della gente. Questo senso di calore umano che dicevo non è solo un’emozione, no, è calore umano astigiano, è una cosa vostra! Si è acceso in me guardando i vostri volti gioiosi, sentendo il vostro affetto, vedendo che c’è una famiglia che va avanti, che cammina sulla strada del Vangelo, con tutti i limiti e le difficoltà. E questo l’ho visto pure nelle lettere che gli astigiani mi hanno scritto, tante lettere, e alcune raccontavano dei problemi e di come si potevano risolvere. Una vicinanza molto grande. Per me anche queste lettere sono state una consolazione. Spero di aver risposto a tutte, non sono sicuro.
E allora possiamo fermarci un po’ su questa parola: famiglia. Perché è una realtà che è tanto cambiata, e sta cambiando, eppure la famiglia rimane un valore-chiave. Ma sapete quando c’è stata la vera “rivoluzione” della famiglia? Sapete chi l’ha fatta? È facile rispondere, perché le novità, quelle vere, a questo mondo le ha portate uno solo: Gesù Cristo. La vera rivoluzione della famiglia l’ha fatta Lui. E anche la famiglia, Lui, l’ha rinnovata, l’ha trasformata. In che senso? Ce lo dice un episodio del Vangelo, dove c’è una di quelle parole di Gesù che ci lasciano sconcertati, ci mettono in crisi. Lo raccontano i tre sinottici Matteo, Marco e Luca. Gesù sta predicando in mezzo ai suoi discepoli e ad altra gente e a un certo punto gli dicono: “Qui fuori ci sono tua madre e i tuoi parenti che ti cercano”. Ricordate cosa risponde Gesù? Lui gira lo sguardo su quelli che stanno lì intorno a Lui e dice: “Ecco mia madre e i miei fratelli!”. E aggiunge: “Perché chi fa la volontà del Padre mio è per me fratello, sorella e madre” (cfr Mt 12,46-50; Mc 3,31-35; Lc 8,19-21). Questa parola di Gesù, se ci pensiamo bene, genera un modo nuovo di intendere la famiglia.
Vedete? All’inizio io mi sono rivolto a voi chiamandovi “fratelli e sorelle”. Non è solo una formula, un modo di dire convenzionale. No. È una realtà, una realtà nuova generata da Gesù Cristo. E come vi dicevo, questa parola di Gesù ha radicalmente rinnovato la famiglia, per cui il legame più forte, più importante per noi cristiani non è più quello di sangue, ma è l’amore di Cristo. Il suo amore trasforma la famiglia, la libera dalle dinamiche dell’egoismo, che derivano dalla condizione umana e dal peccato, la libera e la arricchisce di un legame nuovo, ancora più forte ma libero, non dominato dagli interessi e dalle convenzioni della parentela, ma animato dalla gratitudine, dalla riconoscenza, dal servizio reciproco.
Fratelli e sorelle astigiani, ho voluto condividere questa riflessione con voi perché nella vostra terra ci sono le radici paterne della mia famiglia. Le radici sono importanti! E noi rendiamo grazie a Dio per il dono della vita e per quelli che ce l’hanno trasmessa. Ma soprattutto rendiamo grazie perché Gesù Cristo ci ha chiamato a far parte della sua famiglia, nella quale ciò che conta è fare la volontà del Padre che è nei cieli. E questa nuova famiglia di Gesù, mentre dà un senso nuovo alle relazioni familiari – tra i coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli –, nello stesso tempo fa “lievitare” anche la vita della comunità ecclesiale e di quella civile. Ad esempio, fa crescere la gratuità, il rispetto, l’accoglienza, e altri valori umani.
E qui ritrovo il senso dell’espressione “Fratelli tutti”, che avete scelto come nome per il nuovo Ambulatorio destinato alle persone più svantaggiate. “Fratelli tutti” vuol dire che lì, in quell’ambiente, la famiglia la formeranno le persone che saranno curate insieme ai medici, agli infermieri e a tutti gli altri volontari che lavoreranno. Una famiglia per questo lavoro di curare i malati.
E così nella città, nei paesi, nelle parrocchie, la parola “fraternità” non è solo un bel modo di dire, un ideale per sognatori, ma ha un fondamento, Gesù Cristo, che ci ha resi tutti fratelli e sorelle, e ha una strada, il Vangelo, cioè la via per camminare nell’amore, nel servizio, nel perdono, nel portare i pesi gli uni degli altri.
Ecco, carissimi, uno spunto di riflessione che condivido con voi ripensando all’esperienza vissuta ad Asti. Vi ringrazio tanto di essere venuti; portate il mio saluto a quelli che non sono potuti venire.
E adesso vi invito a pregare insieme il “Padre nostro”, e poi vi do la benedizione, a voi e a tutta la comunità diocesana. E mi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me! Grazie.