Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Membri della Società degli Studenti Svizzeri in occasione del 75.mo anniversario della canonizzazione di San Nicola di Flüe, il Patrono della Svizzera e dell’Associazione.
Pubblichiamo di seguito il saluto che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Saluto del Santo Padre
Cari amici, buongiorno e benvenuti!
Ringrazio il Presidente per le sue gentili parole. Voi fate parte della più grande associazione di studenti della Svizzera, che riunisce persone di diverse generazioni – questo è molto positivo, l’incontro e il dialogo tra le generazioni – e anche con differenti percorsi di studio. Anche questo è importante: non siete una corporazione, ciò che vi accomuna è il fatto di essere o di essere stati studenti.
Perciò vorrei prima di tutto, insieme a voi, rendere grazie a Dio per questa opportunità che vi ha donato. Non è una cosa da dare per scontata! Sappiamo bene che nel mondo ci sono tante persone che non hanno accesso all’istruzione; e altre – specialmente donne – che devono limitarsi solo a livelli inferiori o a certi tipi di studi; e altre ancora che invece sono obbligate a ricevere un’istruzione forzata. Dunque, ringraziamo Dio di aver potuto studiare e di averlo potuto fare in maniera libera.
Pertanto vorrei farvi una proposta: che la vostra Associazione possa farsi carico di qualche situazione concreta per favorire la realizzazione del diritto allo studio. Forse questo è un obiettivo che già fa parte delle vostre attività. In tal caso mi congratulo con voi e vi incoraggio a perseguirlo con impegno rinnovato.
Cari amici, quest’anno voi festeggiate il 75° anniversario della canonizzazione di San Nicola di Flüe, il Patrono della Svizzera e anche della vostra Associazione. E questa circostanza vi ha spinto a venire in pellegrinaggio a Roma. Mi piace notare che c’è una bella analogia tra l’essere studenti e l’essere pellegrini. Studiare è un cammino. E la vostra associazione ci ricorda che studenti, in un certo senso ampio, lo si è per tutta la vita. Uno studio specifico, naturalmente, può e deve avere tempi e oggetti determinati, ben delimitati, per non arrivare ad essere studenti eterni, che mai lasciano l’università. Ma lo studio come atteggiamento umano può essere coltivato sempre. Anzi, tanto più è nobile e piacevole quanto più è libero, gratuito, non soggetto a fini di utilità. In questo senso essere studente significa avere voglia di imparare, di sapere, non considerarsi già arrivati. Essere in cammino. Avere lo spirito del discepolo, sempre, ad ogni età.
Questo mi fa pensare a una bella considerazione di Romano Guardini, che dice così: «Dobbiamo sempre presupporre una cosa: il mistero della nascita… Tutto ciò che si definisce educazione, significa soltanto servire, aiutare, liberare, rimanendo all’interno di questo mistero». Educare è accompagnare un uomo, una donna nella sua “nascita” come persona, nel suo “venire al mondo”, nel suo “venire alla luce”. Gesù Cristo è il più grande educatore della storia: con l’amore del Padre e l’azione dello Spirito Santo ci fa nascere “dall’alto”, come disse a Nicodemo (cfr Gv 3,3). Fa uscire l’uomo nuovo dall’involucro dell’uomo vecchio. Ci libera dalla schiavitù dell’io e ci apre alla pienezza di vita in comunione con Dio, con gli altri, con le creature, e anche con noi stessi. Perché – come ci dimostra bene Agostino nelle sue Confessioni – non siamo in pace con noi stessi finché non ci arrendiamo all’amore di Dio in Cristo Gesù. Questo amore che ci perseguita, che è sempre inquietante e pacifico al tempo stesso.
E qui, cari amici, non posso non porvi una domanda: voi che siete studenti, e lo siete, diciamo così, per statuto, siete anche “studenti” della Parola di Dio? Dedicate un po’ del vostro tempo a leggere la Bibbia, i Vangeli? Se, come dicevo, siete persone in cammino, in ricerca, vi sentite anche cercatori di Dio? Quello lo dai per scontato… Vi sentite discepoli di Gesù, desiderosi cioè di ascoltarlo, di porgli delle domande, di meditare sulle sue parole e sui suoi gesti?…
Questo, mi pare, significa essere pellegrini: non accontentarsi di “vivacchiare”, ma voler vivere. E Gesù è Colui che il Padre ha mandato a donarci la vita «in abbondanza» (Gv 10,10). Solo Lui può farci nascere alla vita eterna, perché ha «parole di vita eterna» (Gv 6,68). Lui ci conosce meglio di noi stessi, perché è più intimo a noi di noi stessi (cfr Agostino, Conf. 3, 6, 11). Pensate a Gesù, leggete i Vangeli, così che Gesù possa entrare nella vostra memoria come riferimento e nei vostri cuori, perché Lui bussa al cuore di ognuno di noi.
Vi ringrazio di essere venuti ed auguro ogni bene per la vostra associazione. San Nicola di Flüe interceda perché possiate sempre essere cercatori appassionati del vero, del bene e del bello. Di cuore benedico voi e le vostre famiglie. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.