Questa mattina, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, i partecipanti all’Incontro Internazionale delle “Equipas de Jovens de Nossa Senhora”.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza:
Cari giovani, cari coniugi e sacerdoti assistenti,
buongiorno e benvenuti!
Vi saluto tutti e ringrazio Maria Teresa, Responsabile internazionale, per le parole di saluto e la presentazione delle ragioni che vi hanno portato a Roma. Voi volevate sentire dalla bocca del Papa che la santa madre Chiesa vi ama e conta su di voi. È così! La Chiesa ama ciò che Gesù ha amato, e nel Vangelo si legge che un giorno il suo sguardo si fissò sul volto di un giovane, «lo amò» (Mc 10,21) e lo chiamò a seguirlo nella sua missione. Purtroppo quel giovane non accettò l’invito. Ma altri lo accolsero, si lasciarono conquistare e «rimasero con Lui» (Gv 1,39). Lo stesso sguardo d’amore di Gesù attraversa i secoli, di generazione in generazione, e arriva fino a noi, fino ad ognuno di voi.
Per questo si può dire che ogni giovane è una speranza per Gesù: una speranza di amicizia, una speranza di cammino insieme, una speranza di missione insieme. E quindi ognuno di voi è anche una speranza per la Chiesa. In modo particolare, voi lo siete per quella realtà ecclesiale che si chiama Équipe Notre-Dame, una buona proposta per le coppie e le famiglie. Voi siete i giovani e, secondo i vostri Statuti, vi proponete di vivere d’accordo con i principi della dottrina cattolica, approfondendone la conoscenza, in modo tale da crescere nella relazione con Cristo e con la Vergine Maria, e sentirvi inviati in missione nella vita quotidiana (cfr Art. 11,a). Ora vorrei riflettere un po’ con voi sulle tre parole che compongono il vostro nome: équipe, Notre-Dame e giovani.
Voi fate esperienza di équipe, di gruppo. Questo è un dono, non è scontato! Far parte di una comunità, di una famiglia di famiglie che trasmette una fede vissuta è un grande regalo! Nessuno può dire: “Mi salvo da solo”. No. Siamo tutti in relazione, per imparare a fare squadra. Dio ha voluto entrare in questa dinamica di relazioni e ci attira a sé in comunità, dando alla nostra vita un senso pieno di identità e di appartenenza (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 6). Perché il Signore ci salva facendo di noi un popolo, il suo popolo. Non permettete al mondo di farvi credere che sia meglio andare da soli. Da soli, potrete raggiungere forse qualche successo, ma senza amore, senza compagnia, senza appartenenza a un popolo, senza l’esperienza impagabile che è sognare insieme, rischiare insieme, soffrire insieme e fare festa insieme.
Non abbiate paura di aprirvi, di rischiare; e non abbiate paura degli altri. È vero che ci sono il bullismo, gli abusi, le menzogne, i tradimenti, ma – credetemi – il problema non è difendermi dagli altri; la mia preoccupazione dovrà essere quella di difendere le vittime. Sul posto dell’attentato a Barcellona – siamo nel 2017 – era rimasto un biglietto in cui un giovane aveva disegnato un ragazzino piccolissimo e un grande mostro, con questa didascalia: «Qui siamo io e la paura». E poi commentava: “Né la paura è così grande, né io sono così piccolo. Non ho paura”. Perché? Perché non ha avuto paura, quel giovane? Perché non era solo, era insieme a qualcuno che lo amava: la sua famiglia, i suoi amici, forse Dio, Padre e Amico che mai abbandona. In questa epoca del virtuale e della conseguente solitudine in cui cadono molti vostri coetanei, voi avete scelto di crescere in équipe, in gruppo. Andate avanti, costruite ponti, giocate in squadra! Capito? In squadra.
La seconda parola è Notre-Dame. Siete giovani – si legge nel Preambolo degli Statuti – «caratterizzati da una forte devozione alla Madonna, con il desiderio, seguendo il suo esempio e ponendosi sotto la sua materna protezione, di comprendere il posto privilegiato di Maria nel mistero di Cristo e della salvezza». È così: quando si accoglie Maria, la Madre, nella propria vita, non si perde mai il centro, che è il Signore. Perché Maria non punta mai a sé stessa, ma a Gesù e ai fratelli. Maria non sa fare così [indica sé stesso]. Mai. Sempre fa così [indica l’altro]. Cosa guardi, tu? Sempre fa così. Gesù. Indica un altro: “andate da Lui”. Ma così [indica sé stesso] mai lo fa. E noi tante volte facciamo così, credendo che siamo il centro del mondo, della salvezza. Sempre indicando Gesù. E ci insegna tanto, la Madonna. Quando si accoglie Maria, la Madre, nella propria vita, non si perde mai il centro, che è il Signore. Vi farà bene pensare spesso alle parole che disse Gesù sulla croce rivolgendosi a Giovanni: «Ecco la tua madre!» (Gv 19,27). Ascoltare nel cuore queste parole e sentirle rivolte a voi, a ciascuno di voi, ciascuno a sé. È proprio così: Gesù ha donato la sua Madre come Madre di ogni discepolo; ed ella ha detto “sì”, come il primo giorno, ha detto “fiat”, “amen”, ed è diventata la Madre della Chiesa. A lei possiamo affidarci con la fiducia del bambino, del povero, del semplice che sa che sua Madre gli è vicino, con premura e tenerezza.
Vi incoraggio a vivere in un affidamento quotidiano alla Vergine Maria, che vi aiuterà anche a crescere come équipe, condividendo i doni ricevuti in uno spirito di dialogo e di accoglienza reciproca. Vi aiuterà ad avere un cuore generoso, a scoprire la gioia del servizio nella gratuità, come fece lei quando andò da santa Elisabetta. Proprio da questo episodio del Vangelo è tratto il tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà a Lisbona nell’agosto del prossimo anno: «Maria si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39). C’è un “titolo” della Madonna che a me piace tanto. C’è la Madonna del Carmine, la Madonna Immacolata, tanti titoli… A me piace “la Madonna in fretta”, che non perde tempo per aiutare: sempre sta facendo le cose per aiutare, come ha fatto con Santa Elisabetta: “Maria si alzò e andò in fretta”. Alzarsi per servire, uscire per prendersi cura degli altri e del creato: questi sono valori tipici dei giovani. Vi esorto a praticarli mentre vi preparate alla GMG di Lisbona. E tra voi ci sono parecchi giovani portoghesi! Alzate la mano, i portoghesi! Voi lavorate, lavorate con il Vescovo ausiliare, che è uno bravo, quello, è uno bravo e vi farà lavorare tanto!
E la terza parola è giovani. Il futuro è dei giovani. Attenzione però! Giovani con due qualità: giovani con le ali e con le radici. Con le ali per volare e le radici per stare in terra. Le ali per volare, sognare, creare; e le radici per ricevere dagli anziani la saggezza che vi offrono. Uniti alle radici, uniti ai nonni. Io faccio una domanda, ognuno si risponda dopo: tu parli con i nonni? Vai a trovarli? Li ascolti, i nonni, o dici “è roba vecchia, non serve”? Sono le tue radici, e se tu non sei capace di parlare con i nonni non saprai volare. Allora potete provare a chiedervi: come vanno le mie ali? Il mio sguardo è rivolto in basso, ripiegato su me stesso, oppure so guardare in alto, all’orizzonte? Nel mio cuore ci sono sogni, progetti, desideri grandi, oppure è pieno di lamentele, di pensieri negativi, di giudizi e pregiudizi? E quando un giovane si lamenta, cerca l’anestesia di avere cose, cose di ultimo modello, di avere questo, quell’altro…, quella fantasia di avere. E questo ti rende pesante e non ti lascia volare. E poi potete anche domandarvi: come vanno le mie radici? Penso che il mondo cominci da me, oppure mi sento parte di un grande fiume che ha fatto tanta strada? Se ho la fortuna di avere ancora i nonni, com’è il mio rapporto con loro? Parlo con loro? So ascoltarli? Chiedo a volte di raccontarmi qualcosa di importante della loro vita? Faccio tesoro della loro saggezza? Guardare in alto ma con le radici. E il segnale che le radici stanno bene è se tu sai capire e avvicinarti ai nonni e parlare con i nonni.
E infine, vedo che voi non siete tutti giovani, e vorrei dire una parola anche a voi adulti, coppie di sposi e sacerdoti assistenti. Penso che è una grande gioia per voi accogliere e accompagnare questi giovani. Possiate essere per loro dei testimoni, con umiltà e semplicità. Testimoni di amore a Cristo e alla Chiesa, testimoni di ascolto e dialogo, testimoni di servizio gratuito e generoso, testimoni di preghiera. Grazie per la vostra presenza accanto ai giovani: per il tempo e la cura che dedicate a loro.
Grazie a tutti di essere venuti, e di avermi fatto conoscere da vicino la realtà dei giovani di Équipe Notre-Dame. Il Signore vi benedica e la Madonna vi protegga. Buon cammino! E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!