“Costruire nuove strade per trasformare vite”

La strada veramente nuova, è Gesù Cristo: seguendo Lui e camminando con Lui

© Vatican Media

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Partecipanti al 46° Capitolo Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane e ha rivolto loro il discorso che pubblichiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli, buongiorno e benvenuti!

Ringrazio il Superiore Generale per le sue parole, anche per il “Lolo Kiko” [saluto filippino: “nonno Francesco”], e formulo i migliori auguri a lui e al suo consiglio. Sono contento di incontrarvi in occasione del vostro 46° Capitolo Generale, che ha per tema “Costruire nuove strade per trasformare vite”. È bello intendere il Capitolo così, camminando, come un cantiere di nuove strade, che conducano incontro ai fratelli, specialmente ai più poveri. Ma noi sappiamo che la “Via”, la strada veramente nuova, è Gesù Cristo: seguendo Lui, camminando con Lui, la nostra vita viene trasformata, e diventiamo a nostra volta lievito, sale, luce.

Per voi, secondo il carisma di San Giovanni Battista de la Salle, queste “nuove strade” sono anzitutto percorsi di educazione, da realizzare nelle scuole, nei collegi, nelle università che portate avanti in circa cento Paesi nei quali siete presenti. Una bella responsabilità! Ne ringrazio con voi il Signore, perché il lavoro educativo è un grande dono prima di tutto per chi lo compie: è un lavoro che chiede molto, ma che dà molto! La relazione costante con gli educatori, con i genitori, e specialmente con i ragazzi e i giovani è una fonte sempre viva di umanità, pur con tutte le fatiche e le problematiche che comporta.

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In questa relazione, in questo cammino che fate con loro, voi offrite i valori della vostra ricca tradizione pedagogica: educate alla responsabilità, alla creatività, alla convivenza, alla giustizia, alla pace; educate alla vita interiore, ad essere aperti al trascendente, al senso dello stupore e della contemplazione di fronte al mistero della vita e del creato. Tutto questo voi lo vivete e lo interpretate in Cristo, e lo traducete in pienezza di umanità. Mi viene in mente il motto di San Giovanni Paolo II nella Redemptor hominis: “L’uomo è la via della Chiesa”. Voi attuate questo motto nella missione educativa. È il vostro modo di realizzare quello che scrive San Paolo: “formare Cristo in voi” (cfr Gal 4,19). È il vostro apostolato, educare così, il vostro apporto specifico all’evangelizzazione: far crescere l’umano secondo Cristo. In questo senso le vostre scuole sono “cristiane”, non per un’etichetta esteriore, ma perché vanno su questa strada.


Siamo consapevoli che il mondo sta vivendo un’emergenza educativa. Si è rotto il patto educativo, è rotto, e adesso lo Stato, gli educatori e la famiglia sono separati. Dobbiamo cercare un nuovo patto che sia comunicazione, lavorare insieme. Questa emergenza educativa è resa più acuta dalle conseguenze della pandemia. Le due grandi sfide del nostro tempo: la sfida della fraternità e la sfida della cura della casa comune, non possono trovare risposta se non attraverso l’educazione. Entrambe sono anzitutto sfide educative. E grazie a Dio la comunità cristiana non solo ne è consapevole, ma è impegnata in questo lavoro, da tempo sta cercando di “costruire nuove strade per trasformare” lo stile di vita. E voi, fratelli, fate parte di questo cantiere, anzi, siete in prima linea, educando a passare da un mondo chiuso a un mondo aperto; da una cultura dell’usa-e-getta a una cultura della cura; da una cultura dello scarto a una cultura dell’integrazione; dalla ricerca degli interessi di parte alla ricerca del bene comune. Come educatori voi sapete bene che questa trasformazione deve partire dalle coscienze, oppure sarà solo di facciata. E sapete anche che non potete fare questo lavoro da soli, ma cooperando in “alleanza educativa” con le famiglie, con le comunità e le aggregazioni ecclesiali, con le realtà formative presenti nel territorio.

Questo, cari fratelli, è il vostro campo di lavoro. Ma per essere buoni operai, non dovete trascurare voi stessi! Non potete dare ai giovani quello che non avete dentro di voi. L’educatore cristiano, alla scuola di Cristo, è anzitutto testimone, ed è maestro nella misura in cui è testimone. Non ho niente da insegnarvi in questo, ma solo, come fratello, voglio ricordarvelo: testimonianza. E soprattutto prego per voi, perché siate fratelli non solo di nome ma di fatto. E perché le vostre scuole siano cristiane non di nome, ma di fatto.

Grazie per quello che siete e che fate! Andate avanti con la gioia di evangelizzare educando e di educare evangelizzando. Benedico voi e tutte le vostre comunità. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!