La “Colletta per la Terra Santa” nasce dalla volontà dei Papi di mantenere forte il legame tra
tutti i Cristiani del mondo e i Luoghi Santi. È la fonte principale per il sostentamento della vita che
si svolge intorno ai Luoghi Santi e lo strumento che la Chiesa si è data per mettersi a fianco delle
comunità ecclesiali del Medio Oriente. Nei tempi più recenti, Papa Paolo VI, attraverso
l’Esortazione Apostolica ‘Nobis in Animo’ (25 marzo 1974), diede una spinta decisiva in favore
della Terra Santa.
La Custodia Francescana attraverso la Colletta può sostenere e portare avanti l’importante
missione a cui è chiamata: custodire i Luoghi Santi, le pietre della memoria, e favorire la presenza
cristiana, le pietre vive di Terra Santa, attraverso tante attività di solidarietà, come ad esempio il
mantenimento delle strutture pastorali, educative, assistenziali, sanitarie e sociali.
I territori che beneficiano sotto diverse forme di un sostegno proveniente dalla Colletta sono
i seguenti: Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea,
Turchia, Iran e Iraq.
Di norma, la Custodia di Terra Santa riceve il 65% della Colletta, mentre il restante 35% va
alla Congregazione per le Chiese Orientali, che lo utilizza per la formazione dei candidati al
sacerdozio, il sostentamento del clero, l’attività scolastica, la formazione culturale e i sussidi alle
diverse circoscrizioni ecclesiastiche in Medio Oriente.
Questo il testo della lettera, firmata dal prefetto della Congregazione, cardinale Leonardo Sandri, e dal segretario, mons. Giorgio Demetrio Gallaro, indirizzata ai vescovi di tutte le diocesi del mondo:
Eccellenza Reverendissima,
Ogni Settimana Santa ci facciamo idealmente pellegrini a Gerusalemme e contempliamo il mistero del nostro Signore Gesù Cristo Morto e Risorto. L’Apostolo Paolo, che ha fatto un’esperienza viva e personale di questo mistero, nella Lettera ai Galati arriva a dire: “il Figlio di Dio mi ha amato e ha consegnato se stesso per me!” (Gal 2,20). Quanto ha vissuto l’Apostolo è anche al fondamento di un nuovo modello di fraternità che deriva dall’opera di riconciliazione e di pacificazione operata dal Crocifisso tra tutte le genti, come San Paolo scrive nella lettera agli Efesini. Nel corso del 2020 Papa Francesco ha voluto ricordarci le conseguenze di questo dono di riconciliazione e lo ha fatto attraverso l’enciclica “Fratelli tutti”.
Con questo testo, il Papa, a partire dalla testimonianza profetica proposta da san Francesco d’Assisi, ci vuole aiutare a leggere alla luce del principio di fraternità tutte le nostre relazioni e gli ambiti della nostra vita: religiosi, economici, ecologici, politici, comunicativi. Il fondamento del nostro essere tutti fratelli e sorelle è proprio sul Calvario, il luogo nel quale, attraverso il massimo dono di amore, il Signore Gesù ha interrotto la spirale dell’inimicizia, ha spezzato il circolo vizioso dell’odio e ha aperto per ogni uomo e ogni donna la via della riconciliazione con il Padre, tra ogni persona, con la realtà stessa del creato. Le strade deserte intorno al Santo Sepolcro e della Gerusalemme Vecchia hanno fatto eco alla Piazza San Pietro deserta e bagnata dalla pioggia, attraversata dal Santo Padre Francesco il 27 marzo 2020, in cammino verso il Crocefisso: dinanzi ad esso il mondo intero si è come messo in ginocchio, supplicando la fine della pandemia, e facendo sentire tutti accomunati dallo stesso mistero di dolore.
È stato dunque un anno di prova e così anche per la Città Santa di Gerusalemme, per la Terra Santa e per la piccola comunità cristiana che dimora in Medio Oriente, che vuole essere luce, sale e lievito del Vangelo. Nel 2020 i cristiani di quelle terre hanno sofferto un isolamento che li ha fatti sentire ancora più lontani, tagliati fuori dal contatto vitale con i fratelli provenienti dai vari Paesi del mondo. Hanno patito la perdita del lavoro, dovuta all’assenza di pellegrini, e la conseguente difficoltà a vivere dignitosamente e a provvedere alle proprie famiglie e ai propri figli. In molti Paesi il persistere della guerra e delle sanzioni hanno aggravato gli effetti stessi della pandemia. Inoltre è venuto meno anche parte dell’aiuto economico che la colletta pro Terra Sancta, ogni anno garantiva, a motivo delle difficoltà di poterla svolgere in molti Paesi nel 2020. Papa Francesco ha offerto a tutti i cristiani la figura del Buon Samaritano come modello di carità attiva, di amore intraprendente e solidale.
Ci ha anche stimolati a riflettere sui diversi atteggiamenti dei personaggi della parabola per superare l’indifferenza di chi vede il fratello o la sorella in difficoltà e passa oltre: “Con chi ti identifichi? Questa domanda è dura, diretta e decisiva. A quale di loro assomigli? Dobbiamo riconoscere la tentazione che ci circonda di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli. Diciamolo, siamo cresciuti in tanti aspetti ma siamo analfabeti nell’accompagnare, curare e sostenere i più fragili e deboli delle nostre società sviluppate. Ci siamo abituati a girare lo sguardo, a passare accanto, a ignorare le situazioni finché queste non ci toccano direttamente” (Fratelli tutti, 64).
La colletta pro Terra Sancta 2021 sia per tutti l’occasione per non girare lo sguardo, per non passare oltre, per non ignorare le situazioni di bisogno e di difficoltà dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che vivono nei Luoghi Santi. Se verrà meno questo piccolo gesto di solidarietà e di condivisione (san Paolo e san Francesco d’Assisi lo chiamerebbero di “restituzione”) sarà ancora più difficile per tanti cristiani di quelle terre resistere alla tentazione di lasciare il proprio paese, sarà faticoso sostenere le parrocchie nella loro missione pastorale, e continuare l’opera educativa attraverso le scuole cristiane e l’impegno sociale a favore dei poveri e dei sofferenti. Le sofferenze dei tanti sfollati e rifugiati che hanno dovuto lasciare le loro case a causa della guerra necessitano di una mano tesa ed amica per versare sulle loro ferite il balsamo della consolazione.
Non si può infine rinunciare a prendersi cura dei Luoghi Santi che sono la testimonianza concreta del mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio e dell’offerta della sua vita fatta per amore nostro e per la nostra salvezza. In tale difficile scenario, segnato dall’assenza di pellegrini, sento il dovere di fare mie ancora una volta le parole che l’Apostolo delle genti rivolgeva ai Corinti duemila anni fa, invitandovi alla solidarietà che non si basa su motivazioni filantropiche ma cristologiche: “Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9).
E dopo aver ricordato il principio di uguaglianza, di solidarietà e di scambio dei beni materiali e spirituali, l’Apostolo aggiunge parole eloquenti oggi come allora e che non hanno bisogno di alcun commento: “Tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene” (2 Cor 9,6-8).
A Lei, ai Sacerdoti, ai Religiosi, alle Religiose e ai Fedeli, che si adoperano per la buona riuscita della Colletta, in fedeltà ad un’opera che la Chiesa richiede di compiere a tutti i suoi figli secondo le modalità note, ho la gioia di trasmettere la viva riconoscenza del Santo Padre Francesco. E mentre invoco copiose benedizioni divine su questa Diocesi, porgo il più fraterno saluto nel Signore Gesù.