Papa Francesco ha ricevuto questa mattina nella Sala Clementina circa 200 persone della Fondazione Arché, ideata una trentina di anni fa da don Giuseppe Bettoni per sostenere mamme con bambini in difficoltà nella costruzione dell’autonomia sociale, abitativa e lavorativa. La Fondazione Arché, come ha ricordato lo stesso Pontefice, tra pochi giorni inaugurerà una nuova casa a Roma, dove saranno ospitate le famiglie della comunità “Casa Marzia” e saranno trasferiti gli uffici della Fondazione. Ecco le parole rivolte dal Santo Padre alla Fondazione Arché:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Grazie di essere venuti a raccontarmi la vostra storia, non solo con le parole, ma con i volti e la presenza. Ringrazio Don Giuseppe Bettoni per la sua introduzione, e soprattutto per il suo lavoro in questi trent’anni – ma tu hai incominciato a lavorare dalla Prima Comunione? [ride, ridono] – da quando è iniziato il vostro impegno di accoglienza di mamme con bambini. L’avete chiamato “Arché”, che richiama l’origine, il principio, e noi sappiamo che in principio c’è l’Amore, l’amore di Dio. Tutto ciò che è vita, tutto ciò che è bello, buono e vero viene da lì, da Dio che è amore, come dal cuore e dal grembo di una madre viene la vita umana, e come dal cuore e dal grembo di una Madre è venuto Gesù, che è l’Amore fattosi carne, fattosi uomo.
Per i poveri e con i poveri
E allora, in questa logica, in principio ci sono i volti: per voi sono i volti di quelle mamme e di quei bambini che avete accolto e aiutato a liberarsi dai lacci della violenza, del maltrattamento. Anche donne migranti che portano nella loro carne esperienze drammatiche. Le vostre comunità accoglienti sono un segno di speranza prima di tutto per loro, per queste donne e per i loro figli. Ma lo sono anche per voi stessi che condividete la vita con loro; e per i volontari, i giovani, le giovani, le giovani coppie che in queste comunità fanno esperienza di servizio non solo per i poveri – cosa molto buona – ma più buono è con i poveri.
Esperienza concreta
La Mamma col Bambino è un’icona tanto familiare per noi cristiani. Per voi non è rimasta solo un bel quadretto: l’avete tradotta in un’esperienza concreta, fatta di storie e di volti concreti. Questo significa certamente problemi, difficoltà, fatiche… Ma significa nello stesso tempo gioia, gioia di vedere che la condivisione apre strade di libertà, di rinascita, di dignità. Per questo vi ringrazio, cari fratelli e sorelle, e vi benedico perché possiate andare avanti finché il Signore vorrà.
Vi sono grato, in particolare, anche a nome della Diocesi di Roma, perché so che dopodomani inaugurerete la vostra casa qui a Roma, casa che ospiterà una nuova comunità. Che sia un luogo in cui si vive lo stile di Dio, che è vicinanza, tenerezza e compassione. E che la struttura sia sempre al servizio delle persone, non al contrario. Lo Spirito Santo rinnovi sempre in voi la gioia del Vangelo, e la Madonna vi protegga. Mi raccomando, pregate anche per me. Grazie!