Marco Impagliazzo: “Se l’Europa rinnega la solidarietà, rinnega se stessa”

Intervista esclusiva a Presidente della Comunità di sant’Egidio

Marco Impagliazzo con Papa Francesco © Vatican Media
Marco Impagliazzo con Papa Francesco © Vatican Media

La Comunità di sant’Egidio, fondata a Roma nel 1968, presente oggi in diversi paesi d’Europa e del mondo, lancia l’allarme. In un’intervista esclusiva a tutto campo con Exaudi, il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, avverte che le conseguenze della pandemia saranno “tragiche” per i poveri del mondo; “ma abbiamo registrato anche una crescita significativa della solidarietà con tanti volontari, tra cui molti giovani, che si sono rivolti a noi per aiutare”, aggiunge.

Il presidente della Comunità parla inoltre di migrazioni, pandemia, “Spirito di Assisi” e altro ancora.

Il prossimo 6-7 ottobre, a Roma, se la situazione sanitaria lo permetterà, la Comunità promuoverà il suo incontro annuale dei leader religiosi del mondo alla presenza, forse, di papa Francesco, per parlare dei “due grandi temi del post pandemia”, li definisce Impagliazzo: “fraternità universale e cura dell’ambiente”.

Impagliazzo descrive inoltre l’esperienza dei corridoi umanitari, che hanno salvato quasi 4.000 rifugiati dalle mani dei trafficanti di uomini; a proposito della migrazioni tra nord e sud del mondo, stigmatizza la propaganda che parla di “presunte invasioni”; racconta l’opera della Comunità con i poveri alle prese con i lockdown; parla della “scuola della pace” aperta cinque anni fa da sant’Egidio nel cuore del Bronx, a New York.

Di seguito la conversazione con Exaudi:

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EXAUDI: Papa Francesco ha affermato durante l’Angelus del 13 giugno 2021 che il Mediterraneo è diventato il più grande cimitero d’Europa. Dalle acque tra Africa ed Europa continuano ad arrivare notizie di naufragi e di morti. Ma la politica dei paesi europei, qualunque sia il colore politico dei governi in carica, sembra ancora indifferente a questa tragedia. Perché? Come è possibile questo?

MARCO IMPAGLIAZZO: Purtroppo le politiche dei diversi paesi europei hanno spesso un respiro troppo corto di fronte a quello che invece è un fenomeno strutturale, di lunga durata, come sono le migrazioni dal Sud al Nord del mondo. I governi finiscono per essere troppo condizionati dalle opinioni dei loro elettorati e spesso prevalgono soluzioni miopi, talvolta influenzate dalla propaganda che corre sul web e che parla di presunte “invasioni”. In questo scenario si perdono facilmente di vista solidarietà, pietà e umanità, sentimenti che non sono emozioni passeggere ma veri pilastri della civiltà che l’Europa ha costruito nei secoli e che non può rinnegare senza rinnegar se stessa. Occorre uscire dalla logica del puro contenimento del fenomeno. Sono emersi comunque negli ultimi mesi alcuni segnali positivi che potrebbero portare ad un cambiamento, come la richiesta di superare il trattato di Dublino. E dopo tanti anni si è ricominciato di nuovo a parlare, di riaprire i flussi di ingresso regolare: occorre lavorare su queste aperture.

EXAUDI: La Comunità di Sant’Egidio ha iniziato qualche anno fa a favorire l’arrivo in Europa di rifugiati tramite i cosiddetti “Corridoi umanitari” che consentono loro di viaggiare in sicurezza ed essere accolti in Italia (e non solo) con un progetto di inserimento nella società del paese che li accoglie. Questo “modello” di migrazione è replicabile secondo te su larga scala?

MARCO IMPAGLIAZZO: È proprio da un sentimento di sdegno di fronte ai naufragi e alle inaccettabili morti di uomini, donne e bambini nel Mediterraneo che sono nati i corridoi umanitari. Finora han salvato dai trafficanti e avviato verso l’integrazione oltre 3.700 profughi. Portati avanti da Sant’Egidio con diversi alleati, dalle Chiese evangeliche italiane (in particolare i valdesi) alla CEI, e già replicati con successo in Francia, Belgio, Andorra e San Marino, i corridoi umanitari sono a tutti gli effetti un modello adottabile su larga scala in tutti gli Stati europei e, perché no? anche fuori d’Europa. Vorrei anche ricordare che, grazie all’impegno della nostra Comunità di Città del Messico, 8 bambini guatemaltechi, che erano bloccati in Messico, hanno potuto raggiungere le loro famiglie negli Stati Uniti.

EXAUDI: Anche l’esperienza dei corridoi umanitari dimostra che l’accoglienza non basta se non c’è una possibilità concreta di integrare chi arriva. Però è vero anche che quando gli arrivi sono troppi, l’integrazione diventa impossibile. Come si trova secondo te il giusto equilibrio?

MARCO IMPAGLIAZZO: La prima domanda da porsi è se, di fronte ad un fenomeno così complesso e che tocca da vicino il destino di migliaia di persone, possa esistere un giusto equilibrio. Finora mi sembra ci sia stato solo un ingiusto disequilibrio, in virtù del quale alcune nazioni si sono arroccate in modo fobico a difesa dei propri confini. E pensare che si tratta – in molti casi – di paesi colpiti dal preoccupante fenomeno della denatalità e dell’invecchiamento progressivo della popolazione! Ciò detto, l’integrazione dei migranti avverrebbe in modo più ordinato e gestibile, se gli stati si convincessero non solo ad adottare il modello dei corridoi umanitari, ma anche a riaprire flussi di ingresso regolare per motivi di lavoro, di cui le imprese e le famiglie hanno estremo bisogno; poi favorire i ricongiungimenti familiari e tornare al sistema delle sponsorship da parte di associazioni, imprenditori e privati cittadini.


EXAUDI: Qualche settimana fa la stampa ha riferito che il 6 e 7 ottobre prossimi la Comunità di sant’Egidio organizzerà a Roma un grande incontro delle religioni monoteiste, con leader di queste religioni, rappresentanti della politica e della cultura internazionali. Ed è prevista – è stato detto anche – la presenza di papa Francesco. Di cosa si tratta?

MARCO IMPAGLIAZZO: Dopo la storica giornata di Preghiera per la pace delle religioni mondiali, il 27 ottobre 1986 ad Assisi, voluta da san Giovanni Paolo II, la Comunità di Sant’Egidio ha scelto di continuare a coltivarne lo spirito con appuntamenti annuali in diverse città europee, dal 1987 fino ad oggi. Vi partecipano leader delle religioni insieme ad esponenti del mondo della cultura. Col loro si è creata nel tempo una rete solidale che, nel rispetto delle differenze, crede fermamente nella necessità di operare e pregare per la pace. L’anno scorso, a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia, l’evento – normalmente di tre giorni – si è svolto a Roma in un solo pomeriggio, in piazza del Campidoglio, alla presenza di Papa Francesco, del patriarca Bartolomeo e di molti altri autorevoli leader cristiani, ebrei, musulmani e di altre religioni. È stato un evento molto significativo, proprio perché si è svolto nel cuore della pandemia. Il messaggio era: “Nessuno si salva da solo”. Quest’anno, se le condizioni sanitarie lo permetteranno, l’incontro avrà la durata di due giorni, il 6 e 7 ottobre, con alcune tavole rotonde e la comune Preghiera per la pace, nel cuore di Roma. Il titolo è: Fratelli tutti, terra futura. Sono i due grandi temi del post pandemia: la fraternità universale e la cura dell’ambiente. Ci auguriamo possano partecipare anche quest’anno Francesco e Bartolomeo. E contiamo anche sulla presenza del grande imam di Al Ahzar, Al Tayyeb, protagonista col papa del Documento sulla fraternità umana firmato a Abou Dhabi nel febbraio 2019, e della Cancelliera tedesca Angela Merkel, una figura di grande riferimento nella costruzione europea.

EXAUDI: Per il 4 ottobre invece, in vista della Conferenza ONU di Glasgow a novembre sui cambiamenti climatici (COP26), è previsto in Vaticano un incontro con scienziati, leader religiosi mondiali e probabilmente anche papa Francesco, per parlare di emergenza climatica e ruolo delle grandi religioni per affrontarla. C’è un legame con l’evento di cui abbiamo parlato prima, promosso dalla Comunità di sant’Egidio?

MARCO IMPAGLIAZZO: Non in termini di organizzazione, ma in termini ideali certamente sì, perché l’emergenza climatica e il grande tema ambientale sono ormai da alcuni anni al centro delle riflessioni e delle iniziative proprio dei leader religiosi che si incontrano annualmente nello “spirito di Assisi”.

EXAUDI: Intanto la pandemia ha provocato dappertutto gravi crisi economiche, che peseranno soprattutto sui più poveri. Da più di un anno, col diffondersi del virus, arrivano da tutto il mondo notizie di economie in recessione, crescita della disoccupazione, impoverimento… La Comunità di Sant’Egidio, impegnata da sempre con e per i poveri, come ha affrontato tutto questo?

MARCO IMPAGLIAZZO: La lunga amicizia che abbiamo costruito negli anni con i poveri ci ha fatto capire quanto fosse necessario dare una risposta immediata a chi aveva bisogno. Non solo perché c’era la necessità di rispondere a domande concrete come quella del cibo, ma anche perché il lockdown determinava una situazione di pericoloso isolamento per tante persone. Basta pensare ai senza fissa dimora o agli anziani. La Comunità si è attivata come ha potuto. Solo a Roma i centri di distribuzione alimentare sono passati da 3 a 28, e i pacchi distribuiti son triplicati. Ma insieme all’aumento della povertà abbiamo registrato anche una crescita significativa della solidarietà con tanti volontari, tra cui molti giovani, che si sono rivolti a noi per aiutare. Certamente gli effetti economici della pandemia sono preoccupanti in tutto il mondo. La nostra Comunità, che è presente anche in Africa e in America Latina, ne vede le conseguenze talvolta tragiche, senza contare che in molti paesi il Covid-19 miete ancora molte vittime.

EXAUDI: La Comunità di sant’Egidio è radicata soprattutto a Roma, in Italia ed in Europa, ma da qualche tempo è presente anche nel Bronx, uno dei quartieri di New York. Come si è sviluppata questa presenza? Ci racconti qualcosa?

MARCO IMPAGLIAZZO: La Comunità è presente in varie zone di Manhattan e in altre città americane.  Da 5 anni nel Bronx ha aperto una “scuola della pace” con decine di bambini delle scuole primarie di questa zona di New York che affronta ancora molti problemi. Si tratta, per lo più, di famiglie di origine ispanica. Coi bambini si studia, ci si educa alla pace, si cresce insieme in un clima molto diverso dalla violenza che spesso domina questo enorme quartiere di circa due milioni di abitanti. Li portiamo a conoscere il cuore della città, il Metropolitan, l’Onu, li facciamo sentire cittadini a pieno titolo facendoli uscire da un’emarginazione forzata e lottando contro i pregiudizi. Negli USA, come in Italia e altrove, la Comunità è al fianco degli anziani soli, specialmente chi vive nelle nursing home e gli homeless. Con questi ultimi c’è una grande cura nelle distribuzioni di cibo e di vestiti, ma anche accompagnamento per il reinserimento nella società americana. Anche in America – com’è nello stile di Sant’Egidio – tutto questo è reso possibile dalla forza della preghiera e dell’ascolto della parola di Dio.

EXAUDI: Il Dicastero Laici famiglia e vita del Vaticano ha appena pubblicato un decreto stabilendo che i mandati negli organi di governo dei movimenti ecclesiali possono durare massimo 5 anni, e una persona non può rimanere negli organi di governo per più di 10 anni consecutivi. Come ha accolto il decreto? E quale ritieni che sia la sua ispirazione?

MARCO IMPAGLIAZZO: Il Dicastero pontificio Laici Famiglia e Vita ha convocato i moderatori e i responsabili dei movimenti, nuove Comunità e associazioni a metà settembre per approfondire i temi emersi dal Decreto cui fai riferimento. Al di là delle formule del Decreto c’è da capire meglio in che modo queste decisioni possono accompagnare la vita di queste realtà. E’ un compito complesso e delicato, trattandosi di realtà tanto diverse tra loro per storia, organizzazione, vissuto. Ci sono realtà di consacrati e altre totalmente composte da laici. La loro vocazione è spesso tanto diversa e si manifesta in percorsi di vita spirituale e di impegno nella società ricchi e variegati. Per Sant’Egidio si tratta di restare fedeli a quelle 3 “P” che Papa Francesco ci ha indicato in occasione del cinquantesimo anniversario della Comunità: preghiera, poveri, pace.

EXAUDI: Grazie mille per il tempo, Marco.