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Rodrigo Guerra

Voci

15 Aprile, 2025

2 min

Sofferenza e resurrezione in America Latina

La nostra regione sta vivendo una Settimana Santa immersa nella violenza, nelle tensioni e nelle speranze

Sofferenza e resurrezione in America Latina

È un periodo misterioso. Nel profondo delle comunità latinoamericane, la “Settimana Santa” è un esercizio rituale e simbolico in cui liturgia cattolica e tradizione popolare combinano lingue preispaniche e meticce per narrare la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo.

Lo so, la “Settimana Santa” urbana a volte è meno densa. Immersa nel trambusto della città, sperimenta la tensione delle società moderne. Tuttavia, basta allontanarsi un po’ dalle grandi città per scoprire, durante i “giorni santi”, quell’altro universo che ci pone, come allo stesso tempo, al centro della fede cristiana e al centro della storia dei nostri popoli.

In effetti, il racconto della Passione ha avuto, per cinquecento anni, la capacità di catturare il dolore delle persone. Non si tratta semplicemente di uno spettacolo che si vive dalla distanza di chi frequenta un “teatro”. Mentre ci addentriamo nell’intimità dell’esperienza popolare, ad esempio, delle comunità indigene ed emarginate, la “Settimana Santa” è un momento di riconnessione con il nostro dolore, con i nostri ricordi, con la storia vicina e lontana che ci spiega e ci proietta.

Purtroppo non è esagerato affermare che l’America Latina sta vivendo un’epoca di crocifissione. La povertà e la disuguaglianza diffuse sono accompagnate dalle recenti crisi pandemiche, dai neopopulismi (di un tipo o dell’altro), dalle crudeli attività della criminalità organizzata e dalla riconfigurazione dell’economia globale in senso protezionistico e chiuso.

I volti di milioni di migranti, di comunità indigene emarginate e disprezzate, di madri in cerca dei figli scomparsi, di lavoratori sfruttati, di imprenditori intimiditi, di cittadini repressi che lottano per la democrazia, la giustizia e la libertà sono un grido costante che tende a essere ignorato, disprezzato e dimenticato da chi detiene il potere e dai suoi scagnozzi.

Tuttavia, in questo clima che preferiremmo non vedere, ma che si impone per la sua ampiezza e profondità, continuano ad apparire i segni della Speranza e della Risurrezione. Ogni gesto di umanità, di fraternità, di misericordia, di giustizia, per quanto piccolo, da chiunque compiuto, apre la porta alla speranza ed è segno che il male non ha l’ultima parola. La Risurrezione è presente in ogni lotta condotta con gentilezza, cioè con compassione per la sofferenza del nostro prossimo, della nostra gente.

La figura di sant’Oscar Arnulfo Romero, sempre vicina e significativa, spicca per la sua sapienza profetica: «Lo Spirito che ha risuscitato Cristo ci ha dato, in quel Cristo risorto, il modello della storia. Tutta la storia deve camminare verso questo, per creare uomini che, dopo aver vissuto con la croce sulle spalle, si elevino alla libertà che ora deve essere assaporata anche su questa terra». (…) «Dico che Cristo risorto appartiene già alla storia presente ed è fonte di libertà e dignità umana. Ed è proprio per questo che celebriamo la Quaresima come preparazione alla Pasqua». (…) «La Quaresima e la Pasqua sono dunque nostre, e lo stesso può dire ogni popolo». (24 febbraio 1980).

Che la certezza della Risurrezione di Gesù Cristo, in mezzo alle difficoltà e ai limiti del popolo latinoamericano, ci dia speranza per continuare a camminare!

Rodrigo Guerra

Doctor en filosofía por la Academia Internacional de Filosofía en el Principado de Liechtenstein; miembro ordinario de la Pontificia Academia para la Vida, de la Pontificia Academia de las Ciencias Sociales; Secretario de la Pontificia Comisión para América Latina. E-mail: [email protected]