Un Papa al servizio della Chiesa e della Persona
Dodici anni di pontificato

Da quando il Santo Padre è stato ricoverato al Policlinico Gemelli, migliaia di noi esprimono in modo inequivocabile la speranza per la sua guarigione, proprio in occasione di questo Giubileo a cui egli ci ha chiamati in virtù di questa virtù teologale. Lo facciamo con l’arma più potente che esista: la preghiera. E accogliamo con favore il miglioramento che sta riscontrando, mentre allo stesso tempo devono essere messe a tacere le voci che in questi giorni, su vari organi di informazione, ignorano la fondamentale privacy e il rispetto dovuto a ogni persona malata e violano il codice etico professionale. E trascurando il fatto che nel suo caso specifico si tratta di Pietro, Vicario di Cristo in terra, che si vanta della sapienza terrena, alcuni hanno addirittura fissato una data di scadenza alla sua vita e organizzato un possibile conclave.
Non avevano fatto i conti con i piani di Dio e con la potenza della supplica che spesso opera miracoli. E ora, con visibile gioia, celebriamo questo dodicesimo anniversario del Pontefice, nel quale egli ha dimostrato di essere un vero pastore con «odore di pecore». Egli incarna in sé le caratteristiche del servitore di Cristo e del prossimo in innumerevoli modi. Anche mentre è in ospedale, offre i suoi servizi ai fedeli della Chiesa e a quanti ne sono lontani. È comprensibile che da tanti angoli della terra credenti e non credenti, o appartenenti a fedi diverse dal cattolicesimo, preghino per lui. Fu l’appello che segnò la sua prima presentazione al mondo come pontefice eletto e la richiesta più insistente e quotidiana che gli abbiamo sentito pronunciare nel corso degli anni.
Abbiamo la grazia di avere un Papa che si è prodigato per Cristo e per la sua Chiesa, che siamo tutti noi. Coloro che lo giudicano non hanno capito nulla, essendo poco meno che irresponsabili del deterioramento della sua salute. Non capiscono che un vero apostolo come lui non risparmia sforzi e notti insonni. Egli sollecita la conversione del mondo, offre la sua vita senza limiti, perché la fede dona la certezza che Dio agisce sempre con la sua grazia in chi vive distaccato da sé stesso. Questo è l’autentico atto di servizio a cui fa appello il Santo Padre quando afferma: «Se vogliamo seguire Gesù, dobbiamo seguire la strada che Lui stesso ha tracciato, la strada del servizio». “Vuoi distinguerti? Serve. Questa è la strada. “Servire non ci sminuisce, ma ci fa crescere. Il vincitore non è chi domina, ma chi serve per amore. «Il servizio è lo stile di vita cristiano […] che nasce dall’amore» e l’amore «non conosce confini, non fa calcoli, si consuma e si dona». Ed è ciò che il Papa ha fatto non solo in questi anni, ma durante tutta la sua vita, come si legge nella sua autobiografia: consumandosi, donandosi, arrivando quasi al limite delle sue forze. La caparbietà che alcuni hanno apprezzato in lui, in termini spirituali, ha un’altra interpretazione: amore per le persone che lo cercano, che vogliono stare con lui, un sentimento reciproco che non lo ha mai abbandonato.
Nei suoi dodici anni di pontificato ha cambiato molte cose all’interno della Chiesa. Ha adottato le linee guida suggerite dai cardinali e le ha messe in pratica. Agì con chiarezza e coraggio, spinto da una fede incrollabile, senza mai perdere la gioia, pienamente consapevole dell’impatto che le sue decisioni avrebbero avuto e delle molteplici critiche che avrebbero comportato. Con energia e determinazione, sempre instancabile, ha introdotto i cambiamenti che, secondo lui, dovevano caratterizzare una Chiesa in cammino, il cui segno è proprio la rottura con la stagnazione, con quel detestabile “si è sempre fatto così”, che parla di immobilismo, che induce a una vita comoda alimentata dalla routine. E lui ha cancellato questa idea con pazienza ed energia.
Il segno del servizio è il movimento, l’attenzione agli altri, la cura squisita per la missione affidata a ciascuno. Si tratta di vedere le esigenze degli altri, soddisfarle in anticipo, pensare a come affrontare le sfide e agire con prudenza e determinazione. Tutto questo era stato incarnato dal religioso gesuita, sacerdote e pastore di Buenos Aires. L’eroismo quotidiano, la comprensione, la gentilezza, l’amicizia, l’essere uno con il popolo e camminare al suo fianco, la lotta per i diritti degli oppressi, il rischio della vita per salvare gli altri, l’azione a favore della pace… questi sono stati i tratti che lo hanno caratterizzato quando ha assunto la Cattedra di Pietro. Il carisma che ha ricevuto e che lo assiste come Vicario di Cristo ha valorizzato l’enorme ricchezza di un’esistenza lontana dagli orpelli degli orpelli, anche per motivi di origine e di formazione. Il Papa non ha mai dimenticato le sue umili origini e la storia della sua intensa vita fornisce le chiavi per comprendere molte delle decisioni da lui prese in quanto massima autorità della Chiesa.
La sua autorità morale è indiscutibile. Orante, austero, misericordioso, umano, altruista, pieno di tenerezza, umile, consapevole della sua piccolezza, afflitto dagli errori commessi in quel momento, sentimento che lo porta a riconoscere di essere un peccatore come tutti gli altri. E sappiamo che non si tratta di parole ricorrenti o inventate, pronunciate nel tentativo di provocare negli altri una reazione simile alla propria. Essi rivelano semplicemente alcune piccole sfumature di un profondo cammino spirituale, di una vocazione religiosa incrollabile; Esse scaturiscono dal profondo di un cuore che mostra quanta sete di conversione e di penitenza ci sia.
Sono innumerevoli le immagini in cui abbraccia i malati, benedice i bambini e le loro madri, si inginocchia davanti ai governanti per implorare la pace, si toglie le scarpe davanti alle autorità di altre fedi, si commuove di fronte alla tragedia degli emigranti, prova compassione per le ferite degli schiavi che hanno sofferto nella loro carne i ferri dell’odio e del desiderio di potere, o per i sopravvissuti ai massacri, i bambini poveri e abbandonati, senza casa…; in breve, le persone che soffrono e piangono. Ha condiviso, ha mescolato le sue lacrime alle loro. È un Papa comprensivo, esigente quando necessario, gentile, accessibile, imparziale, sensibile, naturale, sempre semplice, mai autoritario. Tutto questo non può essere improvvisato; È frutto della preghiera e, a quest’età avanzata, mostra il segno profondo che la sua opera ha lasciato nel corso degli anni in quanti lo hanno conosciuto, in quanti hanno avuto a che fare con lui da vicino e, naturalmente, nella Chiesa. Un cammino apostolico edificante e rivisitatile che riassume cosa significa agire con spirito di servizio. È la voce autorevole dell’esperienza fondata sul Vangelo vissuto; Questo dice tutto.
Negli archivi dei giornali si trova un compendio della sua straordinaria eredità, che io stesso ho riassunto anche in altre occasioni e in altri luoghi. Ma oggi ho voluto concentrare questa riflessione sull’uomo, sul sacerdote, sul Papa, ringraziandolo per la dedizione della sua vita che valorizza; il segno più chiaro del suo amore. Congratulazioni, Santo Padre. Vi amiamo e continuiamo a pregare per voi.
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