Nel libro della Genesi leggiamo che Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza. Non si accontentò di creare creature inerti o semplicemente animate, ma volle qualcuno capace di relazionarsi con Lui, di essere persona, di comunicare e di entrare nella dinamica dell’amore trinitario. L’amore è dunque il tratto distintivo dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di un Dio che è amore.
Il racconto della Genesi, più che una descrizione storica o giornalistica, è una saggia riflessione sullo scopo della creazione. Dio creò prima l’uomo perché si relazionasse con Lui, e poi creò la donna, stabilendo così l’amore coniugale come espressione primordiale dell’amore divino. Ma prima ancora dell’amore coniugale c’è l’amore di amicizia. Dio ha creato l’uomo per l’amicizia con Lui, per condividere, parlare e avere intimità con il suo Creatore.
Questa intimità si manifesta nella storia di Adamo ed Eva, che camminavano con Dio nel Giardino dell’Eden. Sebbene questa immagine sia simbolica, ci invita a riflettere: di cosa parlavano con Dio durante quelle passeggiate? Sicuramente non su argomenti superficiali come il calcio, la politica o le automobili, ma su cose profonde e interiori che danno un senso alla vita. Questa ricchezza interiore è ciò che contraddistingue l’essere umano, creato per la comunione con Dio.
Tuttavia, l’uomo ha rotto questa amicizia con Dio peccando. Ma Dio, nella sua infinita misericordia, non ha abbandonato l’uomo. Invece, ideò un piano singolare per restaurare quella relazione: divenne uomo in Gesù Cristo. Gesù è venuto nel mondo non solo per predicare e compiere miracoli, ma per stabilire un rapporto personale con ogni essere umano. La sua vita è stata un invito costante all’amicizia, dai dialoghi con Maria Maddalena, Zaccheo, l’emorroissa e tanti altri, fino alla vicinanza con gli apostoli, che chiamava amici.
L’amicizia con Dio non è qualcosa di astratto; è vissuto nel cemento. Gesù trascorreva del tempo con i suoi discepoli, li insegnava, li correggeva e mostrava loro la via dell’amore. Questa relazione personale è il modello dell’evangelizzazione: non si tratta di metodi di massa, ma di incontrare una persona alla volta, uno a uno.
Oggi, in un mondo segnato dall’individualismo e dalla superficialità, la vera amicizia è più necessaria che mai. I social media hanno ridotto il concetto di amicizia a un “mi piace” o a un “follower”, ma la vera amicizia implica ascolto, tempo, attenzione e dedizione. È in questo contesto che deve fiorire la nuova evangelizzazione: non attraverso grandi campagne, ma attraverso relazioni personali che trasmettano l’amore di Dio.
I primi cristiani evangelizzarono l’Impero Romano non con grandi strategie, ma uno per uno, condividendo la loro esperienza di fede. Oggi i laici sono chiamati ad essere protagonisti di questa missione, portando il messaggio di Cristo attraverso l’amicizia e la testimonianza della vita.
L’amicizia, nel suo senso più profondo, è un riflesso dell’amore di Dio. Ascoltare gli altri, pregare per loro e condividere una parola di incoraggiamento sono gesti di carità che possono trasformare la vita. La nuova evangelizzazione non dipende da grandi risorse, ma dalla capacità di amare e di essere amici nel senso più autentico del termine.
In un mondo che ha disperatamente bisogno di amore e di significato, l’amicizia è la “bomba atomica” della fede. Come disse San Gregorio Nazianzeno a proposito della sua amicizia con San Basilio, la vera amicizia ci avvicina a Dio e ci rende santi. Questo è il grande compito che abbiamo come cristiani: essere amici di Dio e degli altri, trasmettendo il suo amore in ogni incontro, in ogni parola, in ogni gesto.
L’amicizia non è solo un dono; è una missione. E in questo risiede la chiave per un autentico rinnovamento spirituale ed evangelizzatore.