“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”, recita il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Anche se questa è una verità fondamentale e riconosciuta, e sarebbe giustamente considerata non negoziabile, la storia ha dimostrato che viene costantemente messa in discussione.
“In effetti, i dati più recenti mostrano che quasi una persona su sei nel mondo subisce discriminazioni, e la discriminazione razziale, basata su fattori come l’etnia, il colore o la lingua, è tra le ragioni più comuni”, ha detto ieri a New Mons. Gabriele Caccia, Arcivescovo di York, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.
“Come ha affermato chiaramente Papa Francesco: ‘Non possiamo tollerare o chiudere gli occhi davanti a qualsiasi tipo di razzismo o di esclusione e cercare di difendere la sacralità di ogni vita umana.'”
“Il razzismo – ha proseguito l’arcivescovo – è un affronto alla dignità intrinseca che Dio ha dato a ogni essere umano, e qualsiasi teoria o forma di razzismo e di discriminazione razziale è inaccettabile”.
“La pari dignità di ogni essere umano esige di non chiudere mai gli occhi di fronte al razzismo o all’esclusione, ma di accogliere l’altro con apertura, riconoscendo la ricchezza dei doni e l’unicità di ogni persona e di ogni popolo.”
Ciò, per Mons. Caccia, “richiede un cambiamento fondamentale di atteggiamento, a partire dalla volontà di impegnarsi nel dialogo in uno spirito di solidarietà e fraternità per superare l’indifferenza e la paura”.