Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della Fede presso la Conferenza dell’Episcopato Messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale.
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ASPETTO
Nel processo elettorale che si sta svolgendo negli Stati Uniti, la questione dell’immigrazione è molto importante nelle campagne elettorali. Donald Trump promette di espellere migliaia di migranti e di chiudere la frontiera con il Messico, perché li considera un danno per l’economia e la tranquillità sociale; Li giudica come i peggiori. Dato che lì c’è ancora molto razzismo (proprio come qui), ha molti seguaci. La cosa più triste è che molti messicani presenti, anche migranti, lo sostengono, forse solo notando che non è favorevole all’aborto, senza rendersi conto che disprezza la vita dei migranti e sostiene la produzione e la vendita di armi letali. Kamala Harris su questo punto è più moderata, perché vorrebbe unire la tutela del suo Paese a un trattamento più benevolo nei confronti dei migranti, ma è decisamente pro-aborto, e questa è una delle sue bandiere elettorali, sostenuta da tanti che sono favorevoli alla distruzione di vite innocenti nel grembo materno. Le loro posizioni sono improntate all’interesse a ottenere più voti, come se fosse la cosa più importante, più delle vite umane.
Le migrazioni sono sempre esistite, ma oggi hanno accenti drammatici. È un fenomeno globale. L’Europa è invasa da migliaia di persone in fuga dalla povertà, dalla violenza e dalla guerra nei loro paesi. Grandi numeri attraversano il Messico cercando di raggiungere gli Stati Uniti, per gli stessi motivi. Molti si sono già stabiliti tra noi; Per questo motivo vediamo migranti ovunque, dove prima non ce n’erano. Dal nostro Paese, da anni, milioni di connazionali sono emigrati al Nord. Recentemente è molto dolorosa e preoccupante la fuga di centinaia di chiapas verso il Guatemala, per sfuggire ai cartelli messicani e ai gruppi armati che gli hanno tolto la pace e i pochi beni che avevano, senza protezione da parte delle nostre autorità civili.
Dal mio paese e dalla mia regione, nonostante ci siano posti di lavoro con salari adeguati, soprattutto nel settore agricolo, molti continuano a emigrare. Alcuni vanno in Canada, con tutti i documenti in regola e con contratti di lavoro ben definiti, con i diritti assicurati. Questo modello di lavoratori temporanei è un’ottima misura, che spero venga ulteriormente incrementata, per evitare l’immigrazione clandestina. Ma alcuni rischiano ancora di partire senza i necessari permessi, fidandosi dei coyote che si offrono di portarli a destinazione per ingenti somme di dollari. Ciò è aggravato dal fatto che gli estorsori armati, che dominano questi luoghi, chiedono loro duemila dollari per non causare danni a loro o alle loro famiglie; e se vanno con un coyote non autorizzato da loro, il costo è di tremila dollari. E non c’è nessuno che li difenda!
DISCERNERE
Il Dicastero per la Dottrina della Fede, nella Dichiarazione sulla dignità umana, afferma:
“I migranti sono tra le prime vittime di molteplici forme di povertà. Non solo la loro dignità è negata nei loro paesi, ma le loro stesse vite sono messe a rischio perché non hanno i mezzi per crearsi una famiglia, per lavorare o per nutrirsi.Una volta arrivati nei Paesi che dovrebbero poterli accogliere, non sono considerati abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come chiunque altro, e si dimentica che hanno la stessa dignità intrinseca di qualsiasi persona. Non si dirà mai che non siano umani; ma, in pratica, con le decisioni e il modo di trattarle, si esprime che sono considerate meno preziose, meno importanti, meno umane.Pertanto, è sempre urgente ricordare che ogni emigrante è una persona umana che, come tale, è dotata di diritti fondamentali inalienabili che devono essere rispettati da tutti e in ogni situazione.La sua accoglienza costituisce un modo importante e significativo di difesa della dignità inalienabile di ogni persona umana, qualunque sia la sua origine, colore o religione” (40).
I vescovi messicani, nel Progetto Pastorale Globale 2031+2033, esprimono:
“Una delle caratteristiche dell’uomo, fin dalle sue origini, è stata la sua mobilità. La voglia di conoscere, viaggiare e scoprire cose e luoghi nuovi lo ha portato a continui spostamenti. Il progresso della tecnologia e la costruzione di macchinari moderni hanno facilitato lo spostamento di molte persone verso luoghi remoti e sconosciuti. D’altronde, anche qui, troviamo uno dei drammi del nostro tempo e di questo fenomeno globalizzante: la migrazione forzata di milioni di esseri umani che ha costretto tanti fratelli a lasciare la propria città e la propria cultura, che si traduce in povertà, violenza, mancanza di opportunità, rifiuto razziale, politico e religioso, disintegrazione familiare, tratta di esseri umani, bisogno di rifugio, creazione di nuove famiglie, solitudine, sradicamento e vulnerabilità giuridica rispetto alla loro situazione di immigrati privi di documenti” (38).
Gesù, “da neonato, ha vissuto, insieme alla sua famiglia, l’esperienza del migrante rifugiato. La vita di un rifugiato ci pone davanti la cruda esperienza di chi deve fuggire a causa dell’odio degli altri, ma anche il volto di una paternità responsabile nella persona di San Giuseppe, che porta con sé la sua famiglia per donargli protezione, attenzione e attenzione. La famiglia di Nazareth è un segno di forza per tutte le famiglie che soffrono, lasciando il luogo d’origine per motivi di sicurezza o in cerca di migliori condizioni di vita” (114).
Papa Francesco, nella sua recente visita in Belgio, ha detto: “Oggi celebriamo la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato con il motto ‘Dio cammina con il suo popolo’. Da questo Paese, il Belgio, che è stato e continua a essere meta di tanti emigranti, rinnovo all’Europa e alla comunità internazionale il mio appello a considerare il fenomeno migratorio come un’opportunità per crescere insieme nella fraternità e invito tutti a vedere in ogni fratello e sorella migrante il volto di Gesù che si è fatto ospite e pellegrino in mezzo a noi” (29-9-2024).
ATTO
I vescovi messicani, nelle nostre proposte pastorali, suggeriscono: “Accogliere con carità, accompagnare, difendere i diritti e integrare i fratelli e le sorelle migranti che transitano o desiderano restare con noi” (PGP 176 f). Questo atteggiamento fraterno è la base per un atteggiamento più cristiano nei confronti dei migranti, anche se occorre continuare a cercare vie per eliminare le cause dell’emigrazione forzata nei paesi.