L’impatto dell’amore e del servizio in Etiopia

Un’esperienza missionaria trasformativa in Africa

Voglio condividere con voi, in occasione di Domund, l’esperienza missionaria di una ragazza che ho conosciuto nella Parroquia del Carmen a Castellón, quasi cinque anni fa. Inutile dire che il suo volto in tutta la sua espressione, il suo sguardo e tutto nei suoi gesti si è trasformato mentre mi spiegava parte di ciò che ha qui narrato. Penso che sia giunto il momento di evangelizzare a ogni passo. Ma non lasciate che si fermi alle parole. Inizia oggi.

Un’esperienza missionaria in Africa

Quest’estate ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza missionaria con le Missionarie della Carità in Etiopia (Africa). Inoltre, è stata guidata anche dall’incontro che Santa Teresa di Calcutta ha avuto con la Sete di Gesù.

La nostra vita quotidiana era una routine molto semplice, ma Dio la usa per fare grandi cose. La prima cosa che abbiamo fatto, appena alzati, è stata un’Eucaristia con le “sorelle” per iniziare la giornata con la mano di Colui che ce l’ha donata e così anche “prendere forza” per affrontarla. Così, con l’animo rinnovato e dopo aver fatto colazione, abbiamo iniziato le nostre giornate in Etiopia. Al mattino siamo usciti di casa per aiutare in alcuni campi organizzati dagli MC nei paesi vicini. Lì abbiamo pregato, giocato e distribuito una piccola merenda agli oltre 500 ragazzi e ragazze che venivano da soli ogni mattina. Quando abbiamo finito siamo tornati a casa per mangiare. La nostra giornata però non è finita qui; siccome le “sorelle” avevano a bordo molte persone che avevano bisogno di cure, passavamo i pomeriggi con loro. Quindi, ognuno di noi è andato dove sentiva che il Signore ci chiamava maggiormente in quel momento. Ad esempio con i neonati, per giocare con i bambini o per insegnare loro l’inglese, per stare con donne, uomini o malati.

Quando il sole ha cominciato a tramontare, ci siamo ritrovati nella cappella delle suore per pregare il Rosario e fare un momento di adorazione del Santissimo Sacramento, per concludere la giornata, come l’avevamo iniziata, con la mano di Gesù.

Per me queste settimane hanno significato molto. San Giovanni Paolo II diceva che “la vera felicità non si trova nella comodità e nel piacere, ma nel servizio agli altri”. Durante questo periodo ho sperimentato una grande gioia nel non avere nulla, ma nell’avere tutto. Fin dal primo momento ho sentito un grande amore per tutte le persone presenti, come se le conoscessi da tutta la vita. Come dice il nome di questo blog, anche io ero colmo di una gioia immensa in quel luogo.

D’altro canto lì la comunicazione verbale era molto difficile, perché praticamente nessuno parlava inglese, solo la lingua che non capivamo. Poi abbiamo scoperto che il linguaggio dell’amore è l’unico al mondo capace di trasmettere tante cose. Il Signore mi ha dato la grazia di amare senza misura, cioè di accogliere ciascuno dei poveri che si avvicinava a me e viceversa, senza preoccuparsi di altro che quella mano, quello sguardo, quell’abbraccio, perché sapevo che Gesù era dietro.


La missione è vivere veramente il Vangelo. Ad esempio, ce n’è uno molto bello in cui Gesù separa le pecore e le dice a quelle di destra: “In verità vi dico: qualunque cosa avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatta a me .” E riflettendo, mi rendo conto di aver sperimentato questo, con ogni bambino che mi avvicinavo per calmarlo o allattarlo o quando visitavo e tenevo compagnia ai malati, tra molte altre cose. Ma questo lo possiamo fare anche nella nostra vita quotidiana con le persone che ci circondano, facendo piccole cose con grande amore.

È stato confortante vedere come ogni giorno i bambini ti si avvicinavano e ti si accalcavano attorno per abbracciarti e chiamarti per nome affinché tu potessi andare con loro. Ciò che questi bambini non sanno è che sono stati felici, ma sono stato felice anche io nel vedere i loro volti sorridenti ogni giorno quando li chiamavo per nome, tra gli altri. Santa Teresa di Calcutta diceva: “un cuore preparato ad amare sono mani pronte a servire”. E si può avere un cuore preparato solo attraverso la fede e la grazia che Dio concede a ciascuno di noi attraverso l’Eucaristia, e così mi sono sentito.

Certo ci sono stati momenti difficili, ma ho capito che Gesù è sempre lì, che non ci abbandona mai. Senza di Lui nessuna delle nostre vite avrebbe senso perché il progetto che Dio ha su ciascuno di noi è infinitamente migliore del nostro, anche se molte volte non capiamo cosa ci accade ed è per questo che la Chiesa ci ricorda ciò che Gesù ha detto a Tommaso, «beati coloro che credono senza aver visto».

Per concludere, vorrei sottolineare e ricordare che il centro di questa esperienza è stato unicamente il Signore. È stato lui a prenderlo dall’inizio alla fine. Gesù mi ha aspettato dietro ogni persona che ho incontrato, proprio come aspetta ognuno di noi in ogni situazione che possiamo vivere.

Semplicemente dicendo: quanto poca vita è da dare! Teresa Castellet (20 anni), Etiopia e MC saranno sempre nel mio cuore.