Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della Fede presso la Conferenza dell’Episcopato Messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale intitolato “Le guerre sono una sconfitta”.
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ASPETTO
Le guerre attuali più conosciute dai media sono quella della Russia contro l’Ucraina e quella di Israele contro il gruppo palestinese di Hamas. Ci sono tante altre guerre in varie parti del mondo, non così conosciute, ma che provocano enormi sofferenze, soprattutto tra i civili, i bambini e tante vittime innocenti. Anche se si sostiene che combattono per difendere i propri diritti violati dall’altra parte, si tratta sempre di una sconfitta della fraternità e del dialogo, una sconfitta della pace e della giustizia. Ci sono anche guerre nelle famiglie, nella politica partigiana e in altri casi, a volte con armi molto distruttive per la convivenza pacifica.
Il 1° gennaio 1994, in Chiapas, migliaia di indigeni presero le armi per chiedere un cambiamento nelle politiche economiche e sociali del sistema prevalente nel paese. Gli allora vescovi di quella regione, Samuel Ruiz, Felipe Aguirre ed io, il terzo giorno della rivolta rilasciammo un comunicato in cui denunciavamo le cause strutturali dell’emarginazione indigena e chiedevamo giustizia nei loro confronti, ma rifiutavamo i mezzi armati come un metodo di cambiamento. Mons. Samuel si è sempre battuto per i diritti degli indigeni, ma non ha mai acconsentito all’uso delle armi, perché sapeva che molti indigeni sarebbero stati massacrati dall’esercito nazionale. Fortunatamente, la società civile del Paese si è mobilitata chiedendo giustizia per gli oppressi, ma anche la fine della guerra. Ciò durò solo dieci giorni, ma lasciò un gran numero di feriti e morti, oltre a divisioni interne alla società chiapasana, anche tra gli stessi indigeni.
La politica seguita nell’attuale sessennio di governo, che si appresta a concludersi, è stata quella degli abbracci e non delle pallottole, per non continuare la cosiddetta guerra al narcotraffico del precedente governo, con l’obiettivo di evitare ulteriori spargimenti di sangue nel Paese. Questa strategia, però, ha lasciato come conseguenza la libera azione di gruppi criminali dediti non tanto al traffico di droga, quanto all’estorsione. Loro, con armi pesanti e sofisticate, hanno conquistato il potere e dominano vaste regioni del Paese, compresa la mia cittadina; Rapiscono, sollevano e uccidono coloro che non si sottomettono alla loro arbitrarietà. Ci sentiamo non protetti dal governo e impotenti nel difendere il lavoro onesto di tante persone alle quali chiedono ingenti somme di denaro per poter vivere e lavorare. Non sosteniamo guerre sanguinose, ma piuttosto una nuova intelligenza che disarma questi ragazzi e previene così tante ingiustizie di cui soffrono i poveri. E non dare per scontato nelle relazioni finali che tutto vada bene e che abbiamo fatto molti progressi. Con quali occhi vedi la realtà?
DISCERNERE
Il Dicastero per la Dottrina della Fede, nella Dichiarazione Dignitas Infinite, considera le guerre come qualcosa di contrario alla dignità umana:
“Un’altra tragedia che nega la dignità umana è quella causata dalla guerra, oggi come in ogni tempo: guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tanti affronti alla dignità umana si moltiplicano dolorosamente in molte regioni del mondo, fino ad assumere le forme di quella che potrei definire una “terza guerra mondiale a tappe”.Con la sua scia di distruzione e dolore, la guerra minaccia la dignità umana, nel breve e nel lungo periodo: anche riaffermando il diritto inalienabile all’autodifesa, nonché la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una ‘sconfitta dell’umanità’. Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto il suo bambino mutilato o morto; Nessuna guerra vale la perdita della vita, anche se si tratta di quella di una singola persona umana, un essere sacro, creato a immagine e somiglianza del Creatore; Nessuna guerra vale l’avvelenamento della nostra Casa Comune; e nessuna guerra vale la disperazione di chi è costretto a lasciare la propria patria e viene privato, da un momento all’altro, della propria casa e di tutti i legami familiari, di amicizia, sociali e culturali che si sono costruiti, a volte attraverso generazioni. Tutte le guerre, semplicemente perché contraddicono la dignità umana, sono conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aggraveranno.Ciò è ancora più grave ai nostri giorni, in cui è diventato normale che tanti civili innocenti muoiano fuori dai campi di battaglia” (38).
“Per questo, anche oggi la Chiesa non può non fare proprie le parole dei Pontefici, ripetendo con san Paolo VI: “Mai più la guerra! Mai più la guerra!», e chiedendo, insieme a san Giovanni Paolo II, «a tutti, in nome di Dio e in nome dell’uomo: non uccidete! Non preparate distruzione e sterminio per gli uomini! Pensa ai tuoi fratelli che soffrono la fame e la miseria! Rispettate la dignità e la libertà di ciascuno!Proprio nel nostro tempo, questo è il grido della Chiesa e dell’intera umanità. Papa Francesco sottolinea, infine, che «non possiamo pensare alla guerra come a una soluzione, perché i rischi probabilmente saranno sempre maggiori dell’ipotetica utilità ad essa attribuita. Di fronte a questa realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più guerra!Poiché l’umanità spesso ricade negli stessi errori del passato, per costruire la pace è necessario uscire dalla logica della legittimità della guerra.L’intimo rapporto che esiste tra fede e dignità umana rende contraddittorio fondare la guerra sulle convinzioni religiose: chi invoca il nome di Dio per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra non segue la via di Dio: la guerra in nome della “Religione è una guerra contro la religione stessa” (39).
ATTO
Preghiamo per la pace nel mondo e per il benessere del nostro Paese: che non ci siano più guerre nelle famiglie, nelle comunità, nelle faziosità politiche, e che i gruppi criminali si convertano al rispetto dei diritti degli altri, affinché godiamo di pace e tranquillità. Cominciamo dalla nostra famiglia.