Riflessione di Mons. Enrique Díaz: Condividi

XVII Domenica Ordinaria

Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo per questa domenica, 28 luglio 2024, dal titolo: “Condividi”.

***

II Re 4,42-44: “Mangeranno e avanzerà ancora”

Salmo 144: “Benedirò il Signore in eterno”

Efesini 4,1-6: “Un solo corpo, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo”

San Giovanni 6,1-15: “Gesù distribuì il pane a quelli che sedevano, finché furono saziati”


San Marco ci aveva accompagnato nelle scorse domeniche nel nostro incontro settimanale con Cristo. Da oggi e per cinque domeniche, sarà San Giovanni a presentarci a Gesù e ad avvicinarci a Lui. San Giovanni ama offrirci dei segni o dei segni perché possiamo trovare la strada verso Gesù. La moltiplicazione dei pani è uno dei sette segni che ci presenta. Quanto più un cammino è importante, tanto più chiari sono i segnali che dobbiamo percorrere per percorrerlo. Nel suo sesto capitolo, San Giovanni ci offre il quarto segno: la moltiplicazione dei pani, ma un segno che implica tante indicazioni molto importanti per scoprire il Regno di Dio: scoprire il bisogno del fratello, condividere il pane, nutrirsi del vero Pane, permanenza con Gesù. Durante queste domeniche rifletteremo su ciascuno di questi segni. Oggi cominciamo con il racconto del “miracolo” che contiene già in sé un grande insegnamento.

Il primo insegnamento che Gesù dà ai discepoli è che guardino oltre il proprio bisogno e scoprano il bisogno del fratello. L’attuale scandalosa crisi mette a nudo i nostri modi primitivi di agire. Proprio come in un incendio o in una fuga precipitosa, ognuno cerca di salvarsi senza guardare se si rovescia, calpesta o intralcia gli altri. Ci siamo messi in testa che non possiamo perdere i privilegi, le comodità e la sicurezza che avevamo già ottenuto, anche se più di un terzo dell’umanità continua a soffrire la fame estrema. Lottiamo per non diminuire il nostro “tenore di vita”, anche se per farlo dobbiamo porre fine a quel poco di vita che altri hanno lasciato. È incomprensibile che nel nostro Paese il novanta per cento della popolazione sia in miseria, ma che pochi accumulano e hanno molto di più in piena crisi! La fame non è una questione di mancanza di cibo, è una questione di mancanza di amore. Potremmo riportare qui tutti i dati e le cifre agghiaccianti sulla morte, la malnutrizione e la povertà di milioni di persone, e rimanere tranquillamente indifferenti, o magari nasconderli e mascherarli in modo che non ci preoccupino. Il primo segno che Cristo ci dona nella sua sequela è scoprire il fratello bisognoso.

Non appena percepiamo la gravità del problema, come Felipe o Andrés, alziamo le spalle, ci sentiamo impotenti e decidiamo di non fare nulla. Cosa significa la mia azione? Come una goccia nell’oceano o come un granello di sabbia nel deserto. Niente! Sembra essere la nostra giustificazione, ma l’immensità dell’oceano è composta da milioni di piccole gocce e la grandezza del deserto è formata da un’infinità di sabbie impercettibili. È vero, non sono altro che un granello di sabbia, ma sono capace di pensare, amare e condividere. Ho responsabilità nella mia comunità e nel mondo intero; Grandi costruzioni sono state realizzate con piccoli granelli di sabbia. Andrés guarda il problema solo dal lato economico, e la gravità del problema sta più nel cuore. Il problema della fame e della malnutrizione peggiora quando viene affrontato come un problema meramente tecnico ed economico. Qualunque soluzione sarà raggiunta solo se riusciremo soprattutto a trasformare le strutture sociali, in modo tale che la maggioranza partecipi direttamente alla costruzione di un sistema fraterno, di una comunità dove tutti possiamo vivere come figli di Dio. Il miracolo di Gesù sta nella sua potenza, ma anche nella generosità di chi dona tutto ciò che ha, anche se sembra miserabile come cinque pani e due pesci per migliaia di persone. È il miracolo dell’amore.

“Dite alla gente che si sieda” è l’indicazione di Gesù e ci porta a pensare a una tavola comune dove tutti si siedono come commensali, a un banchetto comune, dove Cristo servirà. Non è l’elemosina o le briciole avanzate che Gesù offre. È la dignità di accostarsi alla stessa tavola, è l’orgoglio di chi mangia lo stesso pane, è sentirsi accolti, fratello e amico, prendendo lo stesso boccone. Solo allora si sentiranno con la stessa dignità. È un insulto il modo in cui le grandi nazioni offrono le briciole ai popoli del terzo mondo dopo che questi hanno approfittato delle risorse dei loro territori e hanno “donato” loro aiuti, che spesso li affonda ulteriormente. Questo è anche il caso tra gli individui. La fame provoca molte vittime tra tanti Lazzaro, ai quali non è consentito sedersi alla tavola del ricco epulone. Nutrire l’affamato e farlo sentire persona, con ogni dignità, è un imperativo per ogni seguace di Gesù; In effetti, è un obbligo di ogni persona umana. Nell’era della globalizzazione, eliminare la fame nel mondo è diventato un obiettivo da raggiungere per salvaguardare la pace e la stabilità del pianeta. L’unico modo per trasmettere il Vangelo e parlare dell’amore di Dio è condividere il cibo e la tavola con i più bisognosi.

San Paolo nella Lettera agli Efesini (4, 1-6) ci dà il vero motivo per cercare una mensa comune: «C’è un solo Corpo e un solo Spirito… un solo Signore… un solo Dio e Padre di tutti». La ragione ultima per condividere e mettere in gioco quanto o quanto poco siamo, in questa grande lotta, è questa: abbiamo un Padre comune. La nostra riflessione di oggi ci porti ad ascoltare le parole di Gesù che ci fanno scoprire la fame e il bisogno dei nostri fratelli e sorelle e ci incoraggiano a fare del nostro meglio, anche se i nostri contributi sono molto poveri e minimi. Se vogliamo vivere pienamente l’Eucaristia, dobbiamo condividere questo vero Pane con il nostro fratello sofferente.

Padre santo e onnipotente, protettore di coloro che confidano in te, abbi pietà di noi e insegnaci a usare saggiamente i beni della terra, perché possiamo condividere il banchetto della vita con tutti i nostri fratelli. Amen.