Saper fare un passo indietro

Su L’Osservatore Romano, l’editoriale del vicedirettore dei media vaticani, Alessandro Gisotti, su Joe Biden e l’utilità di chiedere il permesso

President Joe Biden poses for his official portrait Wednesday, March 3, 2021, in the Library of the White House. (Official White House Photo by Adam Schultz)

Rinunciare costa denaro. E molto. Non devi necessariamente occupare una posizione di potere o una posizione di grande importanza. A volte anche rinunciare a un’abitudine lavorativa consolidata o a una posizione guadagnata con fatica può essere molto difficile. Pertanto, ogni volta che un personaggio pubblico di spicco decide di fare un passo indietro, di prendersi un periodo di aspettativa, si conquista subito la simpatia e la stima del pubblico. Lo abbiamo sperimentato in modo sorprendente l’11 febbraio 2013 con la storica rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino.

Lo vediamo – anche se in un ambito diverso – con la stessa chiarezza nelle ultime 24 ore, dopo che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato che rinuncerà a candidarsi per un secondo mandato alla Casa Bianca, lasciandola in Nelle mani del suo partito l’elezione di un nuovo candidato per sfidare Donald Trump (Biden, però, ha già indicato la vicepresidente Kamala Harris come sua preferenza per succedergli nello Studio Ovale).

Come è noto, la decisione era nell’aria da tempo e molti esponenti di spicco del Partito Democratico avevano esortato Biden a rinunciare alla sua candidatura per la rielezione. La decisione finale, però, è toccata all’inquilino della Casa Bianca, e quindi a lui va attribuita la decisione, molto personale e certamente non facile, di non candidarsi per altri quattro anni alla presidenza.

Una scelta nobile, che – come hanno sottolineato diversi osservatori – antepone il bene del Paese ai propri interessi personali. E questo va oltre le valutazioni politiche della sua presidenza, che ormai volge al termine. Nel 1999, Nelson Mandela fece una scelta simile – e per certi versi ancora più forte ed evocativa – rinunciando a candidarsi per un secondo mandato presidenziale e ritirandosi dalla vita pubblica.


Aveva sconfitto l’apartheid e aveva iniziato la riconciliazione del suo amato Sud Africa. Adesso era il momento di lasciare ad altri il raccolto dei semi che gli era costato 27 anni di prigione.

Il tempo della politica può essere molto fruttuoso anche in periodi brevi: a Joe Biden restano “solo” sei mesi prima di subentrare, il 20 gennaio 2025. Non avendo, e dovendo prendere decisioni esclusivamente in vista della campagna elettorale, c’è da sperare che il presidente americano presenti nuove iniziative audaci e creative per raggiungere quegli obiettivi che definiranno la sua eredità nella storia, soprattutto in politica estera, a partire dalla fine dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente.

Fonte: Alessandro Gisotti – Vatican News