Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i circa 15 mila fedeli e i pellegrini presenti in Piazza San Pietro.
Insieme ai pellegrini, Papa Francesco ha riflettuto sull’immagine della semina e del seme proposti dal Vangelo. Ed ha espresso preoccupazione per gli omicidi in odium fidei nella Repubblica Democratica del Congo.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
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Le parole del Papa
Cari fratelli e sorelle, buona domenica!
Oggi il Vangelo della liturgia ci parla del Regno di Dio attraverso l’immagine del seme (cfr Mc 4,26-34). Varie volte Gesù usa questa similitudine (cfr Mt 13,1-23; Mc 4,1-20; Lc 8,4-15), e oggi lo fa invitandoci a riflettere in particolare su un atteggiamento importante collegato con l’immagine del seme, e l’atteggiamento è l’attesa fiduciosa.
Infatti, nella semina, per quanto il contadino sparga ottima e abbondante semente, e per quanto prepari bene la terra, le piante non spuntano subito: ci vuole tempo e ci vuole pazienza! Perciò è necessario che, dopo aver seminato, egli sappia attendere con fiducia, per permettere ai semi di aprirsi al momento giusto e ai germogli di spuntare dal terreno e di crescere, abbastanza forti da garantire, alla fine, un raccolto abbondante (cfr vv. 28-29). Sottoterra il miracolo è già in atto (cfr v. 27), c’è uno sviluppo enorme ma è invisibile, ci vuole pazienza, e nel frattempo è necessario continuare a curare le zolle, annaffiarle e tenerle pulite, nonostante in superficie sembra che non succeda nulla.
Anche il Regno di Dio è così. Il Signore mette in noi i semi della sua Parola e della sua grazia, semi buoni e abbondanti, e poi, senza mai smettere di accompagnarci, aspetta con pazienza. Il Signore continua a prendersi cura di noi, con la fiducia di un Padre, ma ci dà tempo – il Signore è paziente – affinchè i semi si aprano, crescano e si sviluppino fino a portare frutti di opere buone. E questo perché vuole che nel suo campo nulla vada perduto, che tutto giunga a piena maturazione; vuole che tutti noi possiamo crescere come spighe cariche di chicchi.
Non solo. Facendo così, il Signore ci dà un esempio: insegna anche a noi a seminare fiduciosamente il Vangelo là dove siamo, e poi ad attendere che il seme gettato cresca e porti frutto in noi e negli altri, senza scoraggiarci e senza smettere di sostenerci e aiutarci a vicenda anche là dove, nonostante gli sforzi, ci sembra di non vedere risultati immediati. Spesso infatti anche tra noi, al di là delle apparenze, il miracolo è già in atto, e a suo tempo porterà frutti abbondanti!
Perciò possiamo chiederci: io lascio seminare in me la Parola? A mia volta, semino con fiducia la Parola di Dio negli ambienti in cui vivo? Sono paziente nell’aspettare, oppure mi scoraggio perché non vedo subito i risultati? E so affidare tutto serenamente al Signore, pur facendo del mio meglio per annunciare il Vangelo?
La Vergine Maria, che ha accolto e fatto crescere in sé il seme della Parola, ci aiuti ad essere seminatori generosi e fiduciosi del Vangelo.
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Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle,
ieri, a Cracovia, è stato beatificato Michele Rapacz, sacerdote e martire, pastore secondo il cuore di Cristo, fedele e generoso testimone del Vangelo che ha sperimentato sia la persecuzione nazista sia quella sovietica, e ha risposto con il dono della vita. Un applauso al nuovo Beato!
Continuano a giungere notizie dolorose di scontri e massacri compiuti nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Rivolgo il mio appello alle Autorità nazionali e alla Comunità internazionale, affinché si faccia il possibile per la cessazione delle violenze e per la salvaguardia della vita dei civili. Tra le vittime, molti sono cristiani uccisi in odium fidei. Sono martiri. Il loro sacrificio è un seme che germoglia e porta frutto, e ci insegna a testimoniare il Vangelo con coraggio e coerenza.
Non cessiamo di pregare per la pace in Ucraina, in Terra Santa, in Sudan, Myanmar e dovunque si soffre per la guerra.
Saluto tutti voi, romani e pellegrini! In particolare saluto i fedeli provenienti da Libano, Egitto e Spagna; gli studenti della “London Oratory School”; quelli della diocesi di Opole in Polonia e quelli di Budapest-Albertfalva; i partecipanti al Forum Europeo dei Laici, sul tema “Fede, arte e sinodalità”; e il gruppo di mamme della comunità cattolica congolese di Roma. Queste mamme cantano bene! Mi piacerebbe sentirvi cantare un’altra volta.
Saluto i fedeli di Carini, Catania, Siracusa e Messina; i ragazzi della Comunione e della Cresima di Mestrino, i cresimati di Castelsardo (Sassari), di Bolgare (Bergamo) e di Camin (Padova); e infine un pensiero di gratitudine ai donatori di sangue, che hanno appena celebrato la loro Giornata nazionale.
Saluto tutto voi e auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!