Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della Fede presso la Conferenza dell’Episcopato Messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale intitolato “Crush or Dialogue”.
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ASPETTO
È frequente che, nella vita matrimoniale, i coniugi non dialoghino, ma uno cerchi invece di imporsi sull’altro, solitamente l’uomo sulla donna, e diventino sempre più distanti. Quando si frequentavano, l’amore li metteva d’accordo su quasi tutto, senza discussioni, anche se poteva essere più per interesse a non perdere l’altro che per amore maturo. Se, ad esempio, andava a messa la domenica e chiedeva al suo fidanzato, che non era credente, di accompagnarla, lui l’accompagnava, magari non per fede, ma per compiacerla. Una volta sposati, quell’interesse si perde e arriva il momento in cui ognuno cerca di imporre la propria ragione, il proprio punto di vista, la propria decisione, sopra tutto e tutti. Non dialogano più per trovare ciò che è meglio per entrambi e per la famiglia, ma cercano invece di imporsi e di schiacciare l’altro, a volte con violenza verbale e anche fisica, anche con offese e allusioni negative verso la famiglia dell’altro. Poiché non sanno dialogare, molti matrimoni si sciolgono, anche se non si separano.
La stessa cosa accade nei gruppi, nelle scuole, nelle organizzazioni, anche ecclesiastiche. Si discutono temi di interesse comune, ma alcuni non sanno dialogare; si sforzano di avere ragione su tutto e si vantano di sapere tutto. Anche sul campo sportivo ci sono tifosi che non sanno accettare la sconfitta della propria squadra, lanciano oggetti di ogni genere contro i giocatori avversari in campo, e fuori dagli stadi vorrebbero far sparire chi difende colori diversi.
In seguito alle ultime elezioni nel paese, la cosiddetta opposizione è stata quasi schiacciata dal partito al potere. I vincitori vorrebbero finire ciò che resta dei loro avversari. Tuttavia, il potere assoluto non è la cosa più salutare per un paese democratico. I milioni di persone che non hanno votato per coloro che ora hanno trionfato sono messicani come gli altri, persone degne come gli altri, e il loro punto di vista non può essere ignorato e schiacciato. Il Paese ha bisogno di dialogo, di apertura per ascoltare le altre voci, di saggezza per trovare la verità in chi la pensa diversamente. Ma c’è chi non sa dialogare; non ascoltano né apprezzano gli altri; si sentono gli unici e assoluti possessori della verità e cercano di schiacciare gli altri. Quanto abbiamo bisogno nel Paese dell’apertura reciproca per ascoltarci, per dialogare!
DISCERNERE
Papa Francesco, nella sua esortazione Amoris laetitia, affronta il tema del dialogo come mezzo per preservare l’amore e la pace familiare; ciò che dice vale anche per altri ambienti, come la politica.
“È sempre necessario sviluppare alcuni atteggiamenti che rendano possibile il dialogo autentico. Concediti tempo, tempo di qualità, che consiste nell’ascoltare con pazienza e attenzione, finché l’altra persona non avrà espresso tutto ciò di cui aveva bisogno. Ciò richiede l’ascesi di non cominciare a parlare prima del momento opportuno. Invece di iniziare a dare opinioni o consigli, assicurati di aver sentito tutto ciò che l’altra persona ha da dire. Si tratta di fare un silenzio interiore per ascoltarsi senza rumore nel cuore e nella mente: liberarsi in fretta di sé, mettere da parte i propri bisogni e le proprie urgenze, fare spazio. Molte volte non si ha bisogno della soluzione dei propri problemi, ma piuttosto di essere ascoltati. Devi sentire che il tuo dolore, la tua delusione, la tua paura, la tua rabbia, la tua speranza, il tuo sogno sono stati percepiti.
Sviluppa l’abitudine di dare vera importanza agli altri. Si tratta di valorizzare la tua persona, riconoscendo che hai il diritto di esistere, di pensare in modo autonomo e di essere felice. Non dovresti mai minimizzare ciò che dici o affermi, anche se è necessario esprimere il tuo punto di vista. Alla base c’è la convinzione che ognuno ha qualcosa da dare, perché ha un’altra esperienza di vita, perché guarda da un altro punto di vista, perché ha sviluppato altre preoccupazioni e ha altre capacità e intuizioni. È possibile riconoscere la verità dell’altro, il valore delle sue preoccupazioni più profonde e il retroscena di ciò che dice, anche dietro parole aggressive. Per fare questo, devi provare a metterti al loro posto e interpretare il profondo del loro cuore, scoprire ciò che li appassiona e prendere quella passione come punto di partenza per approfondire il dialogo.
Ampiezza mentale, per non chiudersi ossessivamente in poche idee, e flessibilità per poter modificare o completare le proprie opinioni. È possibile che, dai miei pensieri e dai pensieri degli altri, possa emergere una nuova sintesi che arricchisca entrambi. L’unità a cui dobbiamo aspirare non è l’uniformità, ma piuttosto una “unità nella diversità”, o una “diversità riconciliata”. In questo stile arricchente di comunione fraterna, coloro che sono diversi si incontrano, si rispettano e si valorizzano, mantenendo però sfumature e accenti diversi che arricchiscono il bene comune. È necessario liberarsi dall’obbligo di essere uguali.
La capacità di esprimere ciò che si sente senza ferire è importante; utilizzare un linguaggio e un modo di parlare che possano essere più facilmente accettati o tollerati dall’altro, anche se il contenuto è impegnativo; avanzare le proprie pretese ma senza sfogare la rabbia come forma di vendetta, ed evitare un linguaggio moralizzante che cerca solo di attaccare, ironizzare, incolpare, ferire. A volte si tratta di cose piccole e insignificanti, ma ciò che altera gli animi è il modo di dirle o l’atteggiamento assunto nel dialogo. È molto importante fondare la propria sicurezza su scelte, convinzioni o valori profondi, e non sulla vittoria in una discussione o sull’avere ragione” (136-140).
ATTO
Impariamo a dialogare, a partire dalla nostra famiglia, con apertura di cuore. I demagoghi e i violenti non ascoltano. I governanti saggi apprezzano e hanno bisogno di coloro che hanno altri punti di vista per prendere buone decisioni.