Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 9 giugno 2024, dal titolo: “Noi crediamo e per questo parliamo”.
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Genesi 3,9-15: “Il Signore pose inimicizia tra il serpente e la donna”.
Salmo 129: “Perdonaci, Signore, e vivremo”.
2 Corinzi 4,13-5,1: “Noi crediamo e per questo parliamo”.
San Marco 3,20-35: “Satana è giunto alla fine”.
Com’era Gesù nella sua vita quotidiana e nei rapporti con i suoi amici? Il brano di oggi lo descrive. Gesù scende dal monte dove si trovava in profonda preghiera e vicinanza con Dio, ed entra in una casa. Due posti diversi? Sì, ma molto correlato. Dall’esperienza di Dio, suo Padre, Gesù passa all’intimità offerta dalla piccolezza e dall’argutezza di una casa. È lì che si predica e si vive il Vangelo, è lì che comincia con la cacciata dei demoni, della menzogna e dell’ingiustizia, è lì che la comunità può essere vissuta pienamente. Anche le nostre case oggi, per la maggior parte piccole, dovrebbero essere espressione dell’amore di Dio, scuole di onestà e giustizia. Dovrebbero anche condividere la Buona Novella, ascoltare e mitigare i bisogni. Quanto sono fredde a volte le nostre case! Non sono accoglienti, senti il freddo dell’indifferenza, il freddo dell’assenza di tempo e di disposizioni. Quanto fa male essere disprezzati dalle persone che amiamo e che ci sono più vicine! Quanto ferisce anche loro la nostra ingratitudine e indifferenza! Gesù entra in una casa e la trasforma, e oggi gli chiediamo di entrare nelle nostre case e di trasformarle in case di amore, di comprensione e di armonia.
Il secondo versetto di questo brano sembrerebbe a prima vista sconcertante: i suoi parenti si allontanano da Lui e lo chiamano pazzo. Ma se ci pensiamo bene vedremo che avrebbero le loro ragioni e che oggi accade la stessa cosa. Gesù lo chiamano pazzo perché offre e promette un mondo d’amore. Affermano che non è possibile e vogliono toglierlo di mezzo. Lo chiamano pazzo perché offre il perdono e dice che è l’unico modo per superare la violenza. Lo chiamano pazzo perché esige il vero amore, fedele, costante e per sempre. Lo chiamano pazzo perché preferisce i poveri, mentre i grandi li guardano con disprezzo, li considerano arretrati e li respingono. Lo chiamano pazzo perché vive e predica un vangelo dove siamo tutti importanti, dove valiamo tutti lo stesso, dove siamo tutti figli di Dio. E definendolo pazzo, si separano da Lui e giustificano il loro rifiuto per non seguirlo e poter continuare un cammino di egoismo, materialismo e ingiustizia. E lo lasciamo entrare in casa nostra? Oppure lo chiamiamo anche pazzo e ci allontaniamo da lui?
Per gli scribi saggi e competenti, Gesù diventa un problema serio: mette in discussione i loro insegnamenti, mina la loro autorità e dà uno spirito nuovo alla legge. Il modo migliore per screditarlo è la diffamazione e il dubbio. Proprio come i candidati moderni, assumono la massima: “diffamare, diffamare, alla fine il dubbio resta”. Agiscono allo stesso modo del serpente che fece cadere Adamo ed Eva sulla base delle bugie. Ma con Gesù la situazione non è così felice perché lo accusano di indemoniato quando espelle i demoni dalle sue povere vittime. L’accusa, anche se inconsistente, è grave, poiché andrebbe punita con la lapidazione. Ma gli argomenti non valgono contro i fatti, perché i demoni sono sottoposti a “Colui che è più forte”. Velata e implicita è la risposta: sono loro che sono sottoposti al potere del diavolo: il demone del potere, il demone dell’invidia, quello dell’orgoglio e dell’ambizione. Sottomessi, non riescono a scoprire il vero Messia e non accettano di essere liberati, rimanendo legati ai propri demoni. Quali demoni legano i nostri cuori e ci impediscono di scoprire Gesù come il vero liberatore?
San Marco chiude questa scena con un’immagine paradigmatica: mentre coloro che credevano di avere diritti familiari, con legami di carne e di sangue, vengono lasciati da parte. Coloro che siedono attorno al Maestro, semplici e desiderosi della sua Parola, sono riconosciuti come la sua vera famiglia. “Colui che compie la volontà di Dio, cioè mio fratello, mia sorella e mia madre” sarà la frase che aprirà gli orizzonti della nuova famiglia. Coloro che hanno aperto il cuore alla sua Parola e, magari inciampando a causa delle loro debolezze, seguono con entusiasmo e gioia i suoi passi. Coloro che, dimenticando la sicurezza e la sanità mentale delle ricchezze e dei possedimenti, si lasciano contagiare dalla follia della fraternità e del servizio di cui Egli ha dato l’esempio. Coloro che rompono le sbarre e le frontiere per stringere la mano a tutti i popoli e a tutte le razze che l’Agnello ha unito con il suo Sangue. Sì, la nuova famiglia di Gesù è sostenuta dall’amore e dalla dedizione. E non ignora Maria, sua madre, poiché è stata un esempio audace e rivoluzionario di quell’amore.
San Marco ci lascia ancora con una spina conficcata nel profondo: “Chi bestemmia contro lo Spirito Santo non avrà mai perdono”. Come comprendere questa condanna, soprattutto ora che Papa Francesco ci ha costantemente rivelato l’amore misericordioso del Padre? Non è una limitazione dell’amore paterno né dell’efficacia della forza dello Spirito. Bestemmiare contro lo Spirito è negare la grande liberazione che Gesù annuncia nel nome del Padre suo; è rifiutare la verità a occhi aperti; chiama l’oscurità luce e l’oscurità luce; è diffamare il portatore dello Spirito accusandolo di essere posseduto dal demonio. È non lasciarsi amare da Dio pur vivendo immersi nella sua bontà.
Avviciniamoci a Gesù. Ascoltiamo le sue parole. Definiamo la nostra posizione. È vero che la sua ossessione di amare senza misura sembra folle; ma la sua follia è follia d’amore che apre orizzonti immensi a una nuova umanità abbracciata nell’amore infinito e incondizionato del Padre. Lasciamoci amare, contagiare da quella follia. Viviamo con Gesù la sua follia d’amore.
Padre Dio, Padre buono, che hai affidato al tuo Figlio la manifestazione del tuo amore infinito, contagiaci e sostenici in questa follia d’amore che costruisce la nuova famiglia, senza limiti, senza confini, senza condizioni. Amen.