Il Papa: “Di fronte a questa crisi planetaria mi unisco al vostro accorato appello”

Udienza ai Partecipanti all’Incontro promosso dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali

Vatican Media

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Papa ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro promosso dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali sul tema Dalla crisi climatica alla resilienza climatica.

Nel suo discorso, il Papa ha sottolineato che ci troviamo in un momento cruciale per l’umanità e per il pianeta. I dati sul cambiamento climatico peggiorano ogni anno, dipingendo un quadro sempre più allarmante. Ecco perché la protezione delle persone e della natura è diventata una questione di assoluta urgenza.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre Francesco ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Eminenza, Eccellenza,
Signori e Signore!

Sono lieto di accogliere voi, Membri delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali. Saluto la Presidente, saluto tutti gli ospiti, Sindaci e Governatori provenienti da varie parti del mondo, all’incontro che ha per titolo “Dalla crisi climatica alla resilienza climatica”.

I dati sul cambiamento climatico si aggravano di anno in anno, ed è pertanto urgente proteggere le persone e la natura. Mi congratulo con le due Accademie per aver guidato questo impegno e aver prodotto un documento universale di resilienza. Le popolazioni più povere, che hanno ben poco a che fare con le emissioni inquinanti, dovranno ricevere maggior sostegno e protezione. Sono delle vittime.

«La distruzione dell’ambiente è un’offesa contro Dio, un peccato che non è solo personale ma anche strutturale, che mette in grave pericolo tutti gli esseri umani, soprattutto i più vulnerabili, e minaccia di scatenare un conflitto tra generazioni» (Discorso alla COP28, Dubai, 2 dicembre 2023). La domanda dunque è: stiamo lavorando per una cultura della vita o una cultura della morte? Voi avete risposto che dobbiamo essere attenti al grido della terra, ascoltare la supplica dei poveri, essere sensibili alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Che abbiamo la grave responsabilità di garantire che non venga loro negato il futuro. Avete dichiarato di scegliere uno sviluppo umano sostenibile. Accolgo quindi con favore il vostro lavoro, perché il cambiamento climatico è «una questione sociale globale e intimamente legata alla dignità della vita umana» (Esort. ap. Laudate Deum, 3).

Ci troviamo di fronte a sfide sistemiche distinte ma interconnesse: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il degrado ambientale, le disparità globali, l’insicurezza alimentare e una minaccia alla dignità delle popolazioni coinvolte. A meno che non vengano affrontati collettivamente e con urgenza, questi problemi rappresentano minacce esistenziali per l’umanità, per gli altri esseri viventi e per tutti gli ecosistemi. Ma sia chiaro: sono i poveri della terra a soffrire maggiormente, nonostante contribuiscano in misura minore al problema. Le Nazioni più ricche, circa un miliardo di persone, producono oltre la metà degli inquinanti che intrappolano il calore. Al contrario, i tre miliardi di persone più povere contribuiscono per meno del 10%, ma sopportano il 75% delle perdite che ne derivano. I 46 Paesi meno sviluppati – per lo più africani – rappresentano solo l’1% delle emissioni globali di CO. Al contrario, le nazioni del G20 sono responsabili dell’80% di queste emissioni.


La vostra ricerca mostra la tragica realtà che le donne e i bambini sopportano un peso sproporzionato. Spesso le donne non dispongono del medesimo accesso alle risorse degli uomini; inoltre, la cura della casa e dei bambini può ostacolare la possibilità di migrare in caso di catastrofe. Tuttavia, le donne non sono solo vittime del cambiamento climatico: esse sono anche potenti agenti di resilienza e di adattamento. Riguardo ai bambini, quasi un miliardo di essi risiedono in Paesi che affrontano un rischio estremamente elevato di devastazione legata al clima. L’età evolutiva li rende più suscettibili agli effetti, sia fisici che psicologici, del cambiamento climatico.

Il rifiuto di agire rapidamente per proteggere i più vulnerabili esposti al cambiamento climatico provocato dall’uomo è una colpa grave. Un ordinato progresso è poi ostacolato dalla vorace ricerca di guadagni a breve termine delle industrie inquinanti e dalla disinformazione, che genera confusione e ostacola gli sforzi collettivi per un’inversione di rotta.

Fratelli e sorelle, il cammino è difficoltoso e irto di pericoli. I dati emersi da questo vertice rivelano che lo spettro del cambiamento climatico incombe su ogni aspetto dell’esistenza, minacciando l’acqua, l’aria, il cibo e i sistemi energetici. Altrettanto allarmanti sono le minacce alla salute pubblica e al benessere. Assistiamo alla dissoluzione delle comunità e allo sfollamento forzato delle famiglie. L’inquinamento atmosferico miete prematuramente milioni di vite ogni anno. Oltre tre miliardi e mezzo di persone vivono in regioni altamente sensibili alle devastazioni del cambiamento climatico, e questo spinge alla migrazione forzata. Vediamo in questi anni quanti fratelli e sorelle perdono la vita nei viaggi disperati, e le previsioni sono preoccupanti. Difendere la dignità e i diritti dei migranti climatici significa affermare la sacralità di ogni vita umana ed esige di onorare il mandato divino di custodire e proteggere la casa comune.

Di fronte a questa crisi planetaria, unisco al vostro il mio accorato appello.

In primo luogo è necessario adottare un approccio universale e un’azione rapida e risoluta, in grado di produrre cambiamenti e decisioni politiche. In secondo luogo, bisogna invertire la curva del riscaldamento, cercando di dimezzare il tasso di riscaldamento nel breve arco di un quarto di secolo. Allo stesso tempo, occorre puntare a una de-carbonizzazione globale, eliminando la dipendenza dai combustibili fossili. In terzo luogo, vanno rimosse le grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, mediante una gestione ambientale che abbraccia diverse generazioni. È un lavoro lungo, ma è anche lungimirante, e dobbiamo intraprenderlo tutti insieme. E in questo sforzo la natura ci è fedele alleata, mettendoci a disposizione i suoi poteri, i poteri che la natura ha di rigenerare, poteri rigenerativi.

Salvaguardiamo le ricchezze naturali: il bacino amazzonico e quello del Congo, le torbiere e le mangrovie, gli oceani, le barriere coralline, i terreni agricoli e le calotte glaciali, per il loro contributo alla riduzione delle emissioni globali di carbonio. Con questo approccio olistico si combatte il cambiamento climatico, e si affronta anche la duplice crisi della perdita di biodiversità e della disuguaglianza, coltivando gli ecosistemi che sostengono la vita.

La crisi climatica richiede una sinfonia di cooperazione e solidarietà globale. Il lavoro dev’essere sinfonico, armonicamente, tutti insieme. Mediante la riduzione delle emissioni, l’educazione degli stili di vita, i finanziamenti innovativi e l’uso di soluzioni collaudate basate sulla natura, rafforziamo quindi la resilienza, in particolare la resilienza alla siccità.

Infine, va sviluppata una nuova architettura finanziaria che risponda alle esigenze del Sud del mondo e degli Stati insulari gravemente colpiti dai disastri climatici. La ristrutturazione e riduzione del debito, insieme allo sviluppo di una nuova Carta finanziaria globale entro il 2025, riconoscendo una sorta di “debito ecologico” – dovete lavorare su questa parola: il debito ecologico –, possono essere di valido aiuto alla mitigazione dei cambiamenti climatici.

Cari amici, vi ringrazio per il vostro impegno e vi incoraggio a continuare a cooperare alla transizione dall’attuale crisi climatica alla resilienza climatica con equità e giustizia sociale. Occorre agire con urgenza – con urgenza! –, compassione e determinazione, perché la posta in gioco non potrebbe essere più alta. Andate avanti e che Dio vi benedica. Prego per voi e, per favore, fatelo per me. Grazie!